“La riforma del codice antimafia è ferma al Senato, inspiegabilmente, da ormai due anni. È come se allo Stato non interessasse vincere la partita contro il potere mafioso operando in maniera coerente là dove la legge Rognoni-La Torre introduce il riutilizzo dei beni confiscati a fini sociali”.
“La riforma del codice antimafia è ferma al Senato, inspiegabilmente, da ormai due anni. È come se allo Stato non interessasse vincere la partita contro il potere mafioso operando in maniera coerente là dove la legge Rognoni-La Torre introduce il riutilizzo dei beni confiscati a fini sociali”. È quanto denuncia il segretario confederale della Cgil Giuseppe Massafra rivolgendosi alla Presidenza del Consiglio e in particolare al Ministro dell’Interno e al Ministro di Grazia e Giustizia.
“Assistiamo in Italia ad una crescita vertiginosa dei sequestri e delle confische dei beni alle mafie, tra questi in particolare – spiega Massafra – spicca il numero enorme di aziende e attività produttive, che, al netto di quelle che sono unicamente scatole vuote, rappresentano una risorsa economica e occupazionale assai importante”. “Purtroppo – sottolinea – in assenza di una riforma e di un potenziamento numerico e professionale dell’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati finiscono per produrre nuova disoccupazione”.
A fronte di tutto ciò, sostiene il dirigente sindacale, “il Senato invece di approvare rapidamente il testo di riforma del codice antimafia già votato alla Camera, blocca da due anni la discussione in Commissione Giustizia, la quale, inopinatamente, aggiunge di continuo nuove materie all’interno del provvedimento”. “A questo punto – prosegue Massafra – il sospetto della ‘melina’ per evitare l’approvazione nel corso di questa legislatura non può che dirsi fondato”.
Il segretario confederale della Cgil aggiunge che “nel frattempo, l’Agenzia Nazionale è ridotta al lumicino, con meno di 100 dipendenti quando ne occorrerebbero almeno il doppio, di cui nessuno assunto, ma tutti trasferiti da altre amministrazioni dello Stato, senza un criterio di organizzazione del lavoro e di crescita professionale. Un disastro al quale speriamo che la politica sappia rapidamente e coerentemente porre rimedio”.
Massafra conclude con un appello a Governo e forze politiche: “non lasciate soli quanti sono strenuamente impegnati sul campo, tutti i giorni, a difendere insieme ai Magistrati e alle forze dell’ordine presidi di legalità”.