Ai bimbi una fiaba, ai nonni un disegno #7

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Ci sono nonni che in questi giorni di quarantena non possono vedere i propri nipoti. Possono sentirli al telefono, incontrarli in video chat, scrivere loro un messaggio. Ma non è la stessa cosa. Un abbraccio, un pomeriggio da passare insieme, sono desideri che in questa situazione fanno sentire ancora di più la distanza, il distacco da un affetto così vero.
Ma c’è un segreto che aiuta a superare tutto questo. Sono le favole, quelle che aspettano solo di essere scritte e raccontate. Quelle favole che, come Gianni Rodari ci ha insegnato, descrivono sentimenti ancora veri e nella loro semplicità ci fanno riconoscere.

Provate a scriverne una e, se già ce l’avete, tiratela fuori. Bambine, bambini e tanti nostri nipoti sogneranno viaggi e avventure, impareranno dalle storie e vivranno tante vite. Con la fantasia, i muri di casa spariranno. E in cambio della vostra fiaba, se volete, potrete chiedere ai vostri nipoti un disegno che illustri la storia che avete inventato o che dia semplicemente spazio alla loro immaginazione.
La partecipazione è aperta anche a chi nonno non è, e anche a tutti i nonni che in questo periodo di emergenza stanno vivendo anche con i propri nipoti. Inviate le vostre favole e i disegni dei bimbi a: redattore@libereta.it. Le più belle storie verranno pubblicate sul nostro sito e anche sul nostro giornale. 

Diego e Pulce

Da Luana Molinaro, la fiaba scritta da nonno Gianni per il nipotino Diego, che l’ha disegnata

C’era una volta un bambino di sette anni di nome Diego che viveva in un paesino di campagna.

Ogni mattina prendeva la sua cartella con i libri e quaderni e andava da solo a scuola che non era tanto distante.

Un giorno, mentre percorreva la solita strada, vide in un viottolo laterale un cagnone dal pelo un po’ arruffato che lo guardava con occhi languidi. Era un golden retriever già un po’ vecchiotto, abbandonato da qualche padrone malvagio.

Diego lo accarezzò a lungo e gli diede la focaccia che doveva essere la sua merenda. Il cagnone gli leccò la mano come per ringraziarlo e quando Diego si rincamminò per andare a scuola, il cane lo seguì.

All’uscita da scuola Diego trovò il cane che lo aspettava davanti al cancello.

-Ciao bello – disse Diego correndogli incontro, e lo abbracciò.

-Ti chiamerò Pulce e vieni a casa con me. Staremo sempre insieme.

Arrivati a casa Diego disse alla mamma che lo aspettava sulla porta: «Mamma guarda che bell’amico ho trovato. Possiamo tenerlo?»

-Non se ne parla nemmeno. Non voglio quel sacco di pulci in casa.

Non ci furono lacrime che convinsero la madre a cambiare idea ma Diego, pur avendo promesso di cacciar via il cane, lo portò nella cantina che era sotto la scala di ingresso.

Ogni sera, con la scusa di portar fuori l’immondizia, gli portava cibo che riusciva a racimolare e poi la mattina andavano insieme a scuola dove fuori dal cancello Pulce aspettava il ritorno di Diego.

Un pomeriggio che erano usciti per giocare all’insaputa dei genitori, da un sentiero scosceso Diego scivolò rovinosamente in una scarpata e picchiò la testa perdendo i sensi.

Pulce continuò a leccagli il viso e lo coprì con il suo corpo evitando così che prendesse freddo all’imbrunire di una sera di ormai fine autunno. Quando sì risveglio, Diego si accorse di avere una gamba rotta e non riusciva a muoversi. Le lacrime scendevano copiose, ma Pulce era sempre vicino a lui.

Non vedendo rientrare il piccolo, i genitori si misero a cercarlo dappertutto gridando a squarciagola «Diego, Diego!»

Quando il cane sentì le loro grida si mise ad abbaiare più forte che poté e così i genitori riuscirono a ritrovare il bambino.

-Oh, amore mio – disse la mamma –è stato Pulce a salvarti. Ho capito che hai trovato un grande amico e da oggi starà sempre con noi.

E fu così che Diego e Pulce vissero felici e contenti.


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