sabato 27 Aprile 2024
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21 luglio 1969. La lunga notte sulla luna

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21 luglio 1969. La lunga notte sulla luna

Il 21 luglio 1969 è uno di quei giorni scolpiti nella memoria di molte persone. Per noi italiani erano quasi le cinque del mattino quando Neil Armstrong uscì dalla navicella e lasciò la sua impronta sulla superficie lunare. In tanti rimanemmo incollati al televisore per seguire la “no stop” di Tito Stagno. Per anni i fabbricatori di false notizie hanno cercato di smentire il grande passo compiuto dall’umanità. Avessero avuto i “social” di oggi forse ci sarebbero riusciti. Questo e altro ancora ci insegnano quei primi uomini che misero il loro piede sulla Luna.

Troppo bello per essere vero! Internet, social e fake news non c’erano ancora, per cui scettici e complottisti ante litteram dovettero accontentarsi del passaparola, delle chiacchiere da bar. È tutta una messinscena – insinuarono – una simulazione allestita dalla Cia negli studios hollywoodiani per sancire in modo definitivo la supremazia degli Stati Uniti nella competizione spaziale con l’Unione Sovietica. Eh già, nei bar, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle università non si parlava d’altro: prima e dopo l’impresa destinata a cambiare il corso della storia. Non durante, perché quando il primo piede umano si posò sul suolo lunare in Italia era notte fonda.

Erano le 4,56 del 21 luglio 1969, ma nelle case quasi nessuno dormiva e molti avevano invitato parenti e amici per condividere la grande emozione davanti alla Tv. La Rai aveva organizzato una vera maratona televisiva e si calcola che più di venti milioni di italiani seguirono la telecronaca delle fasi finali della missione Apollo 11 condotta in studio da Tito Stagno collegato con Ruggero Orlando dal centro spaziale della Nasa di Houston.

La missione era iniziata il 16 luglio, alle 9,32 (ora locale), con il lancio dell’imponente razzo Saturno V – undici metri di lunghezza per circa tremila tonnellate di peso – dal Kennedy Space Center. All’estremità anteriore del razzo era collocata la navicella Apollo con a bordo tre astronauti: Neil Armstrong, Edwin Aldrin, Michael Collins. Dopo quattro giorni di viaggio, il 20 luglio, il modulo della navicella, Eagle, iniziò la discesa verso la superficie lunare. L’operazione fu completata alle ore 20,17 (22,17 ora italiana) e sei ore più tardi, alle 2,56 (4,56 in Italia) del 21 luglio l’astronauta e comandante della missione, Neil Armstrong, poggiò il suo piede sulla superficie lunare, pronunciando la storica frase: «Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un gigantesco balzo per l’umanità».

La fantastica avventura. Più sobrio e pregnante il commento di Edwin Aldrin che poco dopo raggiunse il compagno: «È una magnifica desolazione», disse. Mentre il terzo componente dell’equipaggio Michael Collins restò in orbita intorno alla Luna, gli altri due trascorsero circa due ore e mezza al di fuori della navicella per sistemare apparecchiature scientifiche e raccogliere campioni di materia lunare da portare sulla Terra. Venne anche piantata la bandiera americana e fu lasciata una targa di acciaio inossidabile con incise queste parole: «Qui, uomini dal pianeta Terra posero piede sulla Luna per la prima volta, luglio 1969 dopo Cristo. Siamo venuti in pace, per tutta l’umanità».

La fantastica avventura si concluse il 24 luglio, poco prima dell’alba, con l’ammaraggio nell’oceano Pacifico a 2.660 chilometri a est dell’isola di Wake. Al ritorno in patria Armstrong, Aldrin e Collins ebbero accoglienze trionfali, furono salutati come eroi, ricevettero le più alte onorificenze. Dei tre astronauti, tutti nati nel 1930, sopravvivono Collins e Aldrin, mentre Armstrong è deceduto nel 2012.

Guerra fredda spaziale. La missione Apollo 11 rappresentò il culmine della gara spaziale tra Stati Uniti e Unione Sovietica iniziata negli anni della guerra fredda con il lancio, il 4 ottobre 1957, del primo satellite artificiale, lo Sputnik 1. Neppure un mese più tardi, La prima orma sul suolo lunare lasciata da Neil Armstrong il 3 novembre, l’Urss lanciò lo Sputnik 2 con a bordo un essere vivente, la cagnetta Laika. Gli Stati Uniti si resero conto di essere terribilmente in ritardo e, per recuperare il terreno, il 29 luglio 1958 decisero di istituire un’agenzia spaziale, la Nasa, affidandola alle cure di Werner Von Braun, lo scienziato tedesco naturalizzato americano già progettista del razzo V2.

La gara spaziale si fece serrata, ma il 12 aprile 1961 i sovietici sorpresero il mondo mandando in orbita una nave cosmica con a bordo, per la prima volta, un uomo: il maggiore dell’aeronautica Yuri Gagarin. Quell’impresa rappresentò per gli Usa uno choc tale che decisero di investire subito ingenti capitali per colmare lo svantaggio. Il 25 maggio il presidente John Kennedy annunciò il varo del “Programma Apollo”, destinato a portare l’uomo sulla Luna entro dieci anni. L’opinione pubblica sembrava appassionarsi alla competizione tra le due superpotenze, ma sempre più numerose cominciarono a levarsi le voci critiche di chi avrebbe voluto che tanto impegno e tante risorse fossero destinati a migliorare le condizioni della parte meno fortunata dell’umanità.