Addio a Bruno Roscani, intellettuale ed ex dirigente Cgil

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Aveva compiuto 90 anni a ottobre, Bruno Roscani. Li aveva festeggiati con una bellissima lettera dedicata ai suoi nipoti e pubblicata sul suo profilo Facebook. Era nato il 28 ottobre, anniversario della marcia dei fascisti su Roma. «Pensate un po’ – scriveva ironicamente nella lettera – mio padre disse subito: sto fijo è nato a ‘na data sbajata».

La notizia della sua morte ci colpisce in modo particolare. Bruno, giovanissimo dirigente della sezione del Pci di Ponte Milvio e responsabile della zona nord di Roma del Pci, era stato segretario generale della Cgil Scuola e Università, direttore della Scuola sindacale di Ariccia, assistente politico del segretario generale della Cgil, Antonio Pizzinato.

Ma per anni è stato anche coordinatore dell’Ufficio studi del Sindacato pensionati italiani della Cgil e ha lavorato a stretto contatto anche con LiberEtà, la rivsta dello Spi.

Ironico, brillante, sempre pronto a rievocare un aneddoto o un ricordo sulla sua lunga esperienza nella Cgil, Roscani rappresenta davvero un pezzo di storia del confederazione di Corso d’Italia. Una militanza raccontata attraverso i suoi scritti e i libri che ha pubblicato.

Il suo ultimo racconto lo ha inviato proprio a noi. Era il 23 novembre 2018 quando abbiamo ricevuto, tramite una e-mail inviata dal nipote Francesco, un testo con il quale intendeva partecipare alla XXI edizione del Premio letterario LiberEtà. Prima e dopo l’invio dello scritto, ci siamo sentiti telefonicamente. Era pignolo e attento per natura, per lui ogni dettaglio era importante. Valeva anche per il nuovo testo dal titolo “I ricordi non si scelgono”.

Nel 2008, con la casa editrice Ediesse, Roscani aveva pubblicato Compagni così….Lampi di memoria per un post-diario, libro autobiografico che rappresentava un tuffo nel passato di un intellettuale refrattario alle lusinghe e fiero della sua memoria. Su LiberEtà apparve una recensione al volume firmata da Bruno Ugolini, una delle firme più autorevoli del quotidiano l’Unità . Lo riproponiamo ai lettori perché ci pare il miglior modo per ricordarne la statura.

Come eravamo

Bruno Roscani, per molti anni dirigente della Cgil, poi dello Spi e infine dei Ds. Era considerato una specie di “eminenza grigia” soprattutto quando stava accanto ad Agostino Novella e più tardi ad Antonio Pizzinato. Ma era il contrario dei tanti “arrampicatori” assetati di potere. Un ex proletario intellettuale che ha consegnato il suo sapere a tanti. E allo Spi-Cgil, il sidacato dei pensionati, ne sanno qualcosa.

Roscani intreccia la sua memoria, salta dal quartiere alle sue esperienze di segretario generale del sindacato scuola. Un uomo refrattario alle lusinghe e fiero della sua memoria. Un comunista che non ripudia ma cerca il nuovo. Lo si capisce dal suo libro “Compagni così…” Ovverosia “Lampi di memoria per un post-diario”. Un tuffo nel passato perché nel passato, come sottolinea nella bella prefazione Andrea Ranieri, “si rinvengono elementi preziosi per progettare il futuro”.

Ed ecco la storia di Ponte Milvio, dall’oratorio alla sezione del Pci. Il lento impossessarsi di un modo di agire, nel tramestio del proletariato nascente, che parte da bisogni e diritti elementari. Oggi lo potremmo chiamare “riformismo concreto” che non aspetta la palingenesi finale. È un viaggio ricco di umanità e di episodi anche divertenti e drammatici. Come negli anni caldi del ’68 quando il sindacato si scontra con la contestazione studentesca. Una stagione nella quale la linea implacabile di Rinaldo Scheda, un importante dirigente sindacale, troppo spesso dimenticato, abbassa le paratie di fronte alle intrusioni esterne, ai prodromi della lotta armata. Mentre un altro dirigente come Bruno Trentin tentava di discernere tra contestazione studentesca e i futuri fondatori delle Br, parlando di movimenti che potevano iniettare nel sindacato una “febbre salutare”.

Un’esperienza ricca di risultati, con colpi di scena d’ogni genere. Come quando trova, andando dal ministro Malfatti, le modelle delle scuole d’arte. Oggi le chiameremmo precarie. Chiedevano una stabilizzazione e per farsi sentire avevano adottato una forma eclatante. Stavano nude nelle stanze ministeriali…

Una vita ricca di emozioni. Come quando assiste al pianto di Claudio Sabattini, incaricato di studiare il Protocollo Iri, ma poi fautore e costruttore del patto e, più tardi, teorico della “codeterminazione”. O quando nella scuola di Ariccia che dirige scoppia una discussione sui “Gay” e vince una linea di apertura.

O come quando Giuseppe di Vittorio gli spiega che l’uomo non è un cavallo. Mentre la vita degli animali è sempre la stessa quella dell’uomo cambia sempre. “L’uomo è davvero uomo se e in quanto elabora, trasforma, se opera il rinnovamento e l’avanzata continua della società”. Una lezione ancora valida.

Lampi di memoria che hanno come controcanto le citazioni di De Gregori. Peccato che a un certo punto la memoria si fermi, non affronti gli ultimi anni e il presente. La conclusione sembra rievocare il “Cerchiamo ancora” di Claudio Napoleoni.

Scrive Bruno Roscani: “Ognuno carichi sulle sue spalle il fardello del suo passato e ricerchi un nuovo cammino comune ma stavolta non mettendoci la lampada sulle spalle per illuminare la strada per chi ci segue ma facendo luce davanti a noi … tutti insieme”. È il lascito di un uomo che non si arrende, non butta via niente ma guarda a futuro e parla all’intera diaspora della sinistra.