Descrizione
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«A mare non ci sono male annate, non si raccoglie una volta l’anno, non si devono coltivare i pesci. La marina di Mazara è una miniera d’oro» racconta lo zio e il giovane nipote decide di rovesciare il destino di burgisi”, i braccianti siciliani che avevano comprato la terra dai feudatari. A quindici anni diventa marinaio. Puzza di pesce, nafta e libertà. Di scioperare, innamorarsi e di essere tradito. Dalle coste siciliane a quelle africane passando per le più pericolose coste tunisine, la vita degli emigranti del mare raccontata senza pudori.
Petru, quindicenne al primo imbarco, si sente chiedere dall’armatore: «E tu a chi appartieni?». «A zio Battista», risponde. Ma da quel giorno avrebbe di certo risposto: «Al mare». Il mare è molto esigente, i cantastorie lo rappresentano ammaliante e cattivo. E gli approdi sono isole viste dal largo, senza retroterra: solo banchine e angiporti. Mazara gli diventa una terra sempre più estranea. L’ultimo imbarco, non programmato, è per pagare le rate del nuovo scooter al figlio, scrive Petru. Ma non è vero, non credeteci. Anche Ulisse, pur vecchio e vittorioso, ripartì da Itaca.
Giuseppe Casadio, Presidente del Premio letterario LiberEtà
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