giovedì 18 Aprile 2024
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Rsa, contagi e morti. La fase 2 è ancora lontana

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Rsa, contagi e morti. La fase 2 è ancora lontana

Con l’80 per cento delle Rsa monitorate al 20 aprile, i dati che arrivano dal Piemonte sono di quelli choc: il 35 per cento degli ospiti e il 23 per cento del personale delle 588 (su 750) strutture che hanno comunicato i dati fino a questo momento, risultano positivi al covid.

Si tratta di dati – va precisato – che riguardano appena 20.642 tamponi effettuati su una popolazione, quella delle strutture sociosanitarie piemontesi, che conta 40 mila ospiti e 15 mila dipendenti. I positivi accertati risultano essere 4.812, i negativi 9.891, mentre 5.939 erano ancora in attesa – al 20 aprile – dell’esito del tampone.

Nel report diffuso dalla Regione, i decessi nelle RSA piemontesi, al 15 aprile 2020 sono stati invece 660 in più dell’analogo periodo del 2019: tra questi 397 quelli risultati positivi al coronavirus.

Dati che però vengono contestati dallo Spi Cgil Piemonte. “Nel computo dei decessi la Regione continua a mettere in conto le persone venute a mancare nei mesi di gennaio e febbraio, periodo durante il quale la mortalità è stata particolarmente bassa, sia per ragioni climatiche che epidemiologiche, rispetto all’anno scorso, spiega Graziella Rogolino, segreteria regionale del sindacato dei pensionati della Cgil con delega alla sanità.

I dati seppur ancora molto parziali, denotano la tendenza: il Piemonte continua ad essere in piena emergenza.

La curva dei contagi, qui, ha toccato il picco da poco, due-tre settimane dopo il resto d’Italia, e scende più lentamente delle altre regioni. Ecco perché il Piemonte vive con molta più preoccupazione l’avvio alla Fase 2 rispetto ad altre aree del Paese. Che qualcosa non andasse era chiaro da tempo. Le proteste del personale sanitario e le morti nelle Rsa continuano ad essere il cuore del problema, ma anche la punta dell’iceberg di una gestione piena di falle.

E su questo ora vuole vederci chiaro anche la Procura di Torino, che ha istituito un pool anti-Covid per accertare eventuali responsabilità amministrative. Dal canto suo, l’assessore regionale alla Sanità Luigi Icardi si sente, però, tranquillo e nega possibili dimissioni: «Ci ho sempre messo la faccia e ho fatto tutto quello che potevo e che sapevo. Se dovessi andare in carcere, lo farò a testa alta».