L’Avvocatura dello Stato contro i familiari delle vittime delle stragi naziste

0
506

A due sorelle, orfane di uno degli 83 minatori uccisi nel ‘44 nell’eccidio nazifascista di Niccioleta, il tribunale di Firenze ha riconosciuto un risarcimento da un milione di euro. Ma alla sentenza si oppone l’Avvocatura dello Stato: le due eredi erano troppo piccole perché si possa parlare di perdita

Nel ‘44, Maria Pia e Giuliana Mannini avevano rispettivamente 4 e 2 anni, quando il loro padre Adamo, minatore, fu trucidato dalle milizie nazifasciste assieme ad altri 82 compagni di lavoro nell’eccidio di Niccioleta, in provincia di Grosseto. Poco prima, nello stesso anno, le due bambine avevano perso anche la madre.

Anni dopo, Maria Pia e Giuliana intentarono una causa contro la Germania, per vedersi riconosciuto un risarcimento che le compensasse per la morte del genitore e per le sofferenze che seguirono. Nel frattempo, il Tribunale di Firenze ha deciso di risarcirle, riconoscendo alle due superstiti, che oggi hanno 83 e 81 anni, un risarcimento di 269 mila euro a testa, che con gli interessi arrivano a un milione di euro.

Soldi che dovrebbe mettere lo Stato italiano attraverso il Fondo di Garanzia istituto con una legge nel 2022 dal governo Draghi per risarcire tutte le vittime delle stragi perpetrate dal Terzo Reich in Italia.

Sarebbe una storia a lieto fine, se l’Avvocatura dello Stato non avesse chiesto di rigettare le domande di risarcimento con la motivazione che i reati sarebbero caduti in prescrizione (ma i reati contro l’umanità non sono soggetti a prescrizione, ha stabilito il Tribunale) e che in realtà la “perdita” delle due donne sarebbe tutt’altro che dimostrata. Già perché – dice l’Avvocatura – le due orfane, allora bambine, erano troppo piccole per instaurare un rapporto con lui tale da poter parlare di perdita.

Il testa-coda è evidente: da un lato, lo Stato italiano si è impegnato a risarcire le vittime istituendo il Fondo di garanzia. Dall’altro, tramite l’Avvocatura, che rappresenta le pubbliche amministrazioni nelle controversie legali, tenta di ostacolare la possibilità per gli eredi dei caduti negli eccidi di vedersi riconosciuta giustizia.

Per il senatore del Pd, Dario Parrini, “la sentenza rende giustizia a due donne che hanno patito un’enorme sofferenza e boccia le tesi dell’Avvocatura, la quale insiste in un atteggiamento ostile, senza il che il governo muova un dito”.

Per risolvere il conflitto, Parrini insieme ad altri parlamentari, ha presentato due distinti disegni di legge. Il primo riguarda la notifica agli uffici dell’Avvocatura dello Stato che – secondo i proponenti – dovrebbe avere il solo fine di portare a conoscenza degli uffici i procedimenti intentati, senza attribuire allo Stato la qualità di parte né l’automatico “interesse a intervenire” nei contenziosi.

Il secondo mira ad prorogare il termine per la presentazione delle richieste, che per il momento è fissato alla fine di quest’anno.

Di questo, si discute oggi in un incontro al Senato, presenti – con il senatore Parrini – i familiari delle vittime con i loro legali, e i sindaci di Stazzema, Fucecchio, Cavriglia e Barberino Tavernelle.