Isolati, timorosi, abbandonati: ecco come si sono sentiti gli anziani durante i mesi della clausura (il cosiddetto lockdown). Questi sentimenti sono stati colti da una ricerca condotta dallo Spi Cgil della Lombardia, in collaborazione con Istituto Mario Negri di Milano. Proprio l’impossibilità di vedere i familiari, le lunghe giornate in solitudine, l’ansia e la paura di fronte alla sempre più aggressiva emergenza sanitaria hanno reso gli anziani una delle categorie più colpite dalla pandemia e dal conseguente periodo di clausura.
La ricerca – effettuata tra luglio e settembre – si è basata su un questionario distribuito a 1.480 over 65 residenti in tutti i territori della Lombardia. È una traccia da seguire per i mesi che ci attendono. Un’indicazione importante per i decisori politici ma anche per il sentire comune che sempre più spesso considera gli anziani come un peso per la società.
Lo studio presenta un suo volto di grande attualità: è stato diffuso proprio mentre c’è chi ha proposto di chiudere gli anziani in casa per “tutelare la loro salute”. La risposta dei sindacati confederali dei pensionati non si era fatta attendere: “Non isoliamo le persone anziane, né a casa loro né nelle Rsa e nelle case di riposo. Gli anziani sono cittadini come tutti gli altri e hanno doveri, ma anche diritti, e non possono essere soggetti a misure di isolamento anagrafico forzato. Occorre tutelarli sì, ma in una condizione di conforto e sostegno quotidiano, dato dall’amore e dalla vicinanza dei loro cari. Occorre tutelarli anche con il potenziamento del Servizio sanitario nazionale, con una maggiore integrazione sociosanitaria e il rafforzamento della medicina di prossimità”.
Lo studio ha coinvolto 647 donne e 817 uomini, età media 69 anni e un livello medio di istruzione (il 39.4 per cento possiede la licenza media, il 38,3 un diploma). La gran parte ha dichiarato di vivere con il partner, di avere figli e, in alcuni casi, nipoti. Durante il lockdown il 52 per cento degli intervistati riferisce di aver avuto un cambio di abitudini. Per quanto riguarda la condizione psicologica, il 30 per cento rivela di aver subito un peggioramento del proprio stato rispetto al periodo precedente il confinamento. Durante la quarantena, 636 hanno provato per lo più ansia, 450 impotenza di fronte alla situazione, 269 tristezza e un numero minore spavento, confusione e rabbia. Poi c’è il senso di isolamento e di abbandono, un sentimento molto comune (60 per cento), per lo più causato dall’impossibilità di vedere i propri familiari.
Ma c’è anche tanta voglia di fare e di cambiare abitudini. Il 40 per cento degli intervistati ha dichiarato di aver trascorso il tempo dedicandosi a nuove attività: 216 persone hanno scoperto (o riscoperto) la lettura, 191 la cucina, 165 i film, 160 la tecnologia e i computer, 158 il giardinaggio.
La ricerca ha coinvolto anche persone affette da malattie croniche, (65 per cento), che assumono regolarmente farmaci (77 per cento) o che si sottopongono a regolari visite mediche (78 per cento), indagando il rapporto degli over 65 con la salute in generale e con le realtà sanitarie del territorio. Un significativo 90 per cento degli intervistati dichiara di aver fiducia nel medico di base e negli specialisti. Lo stesso non si può affermare se si considerano i servizi sanitari dedicati alla terza età: appena il 20 per cento si dichiara soddisfatto. Un dato molto interessante riguarda i vaccini antinfluenzali: il 49.9 per cento è favorevole, il 50.1 contrario.
I dati raccontano le sofferenze e le esigenze della popolazione anziana. “È il modo migliore per il sindacato di agire in difesa e a sostegno degli anziani è conoscere i loro bisogni”, dice Valerio Zanolla, segretario generale dello Spi Cgil Lombardia. “Il questionario ha restituito la fotografia degli effetti che questa fase ha avuto sulla salute e sulle condizioni sociali, psicologiche e di relazione degli anziani”, spiega Federica Trapletti, responsabile per lo Spi Cgil regionale delle politiche socio-sanitarie. “Ma il nostro obiettivo è quello di far diventare la ricerca un vero e proprio strumento di lavoro. Nella negoziazione sociale prenderemo spunto dai bisogni che gli anziani stanno indicando nei questionari”.
“L’obiettivo del questionario era quello di raccogliere informazioni relative al benessere fisico e psicologico degli anziani, alle attività che abitualmente svolgono in ambito sociale, ricreativo, di volontariato e all’impatto che le misure di quarantena previste per l’epidemia hanno avuto nella loro vita quotidiana”, spiega Zanolla. E a proposito di tempo libero e invecchiamento attivo e del benessere, soltanto il 34 per cento degli intervistati ha dichiarato di praticare regolarmente attività sportiva. Molti di più riferiscono di fare di tutto per preservare la propria forma fisica. Le passeggiate sono l’attività preferita: circa il 77 per cento pratica la camminata in modo costante, per lo più in solitaria, il 43 anche due volte a settimana. La ginnastica a casa coinvolge il 40 per cento, mentre le sale da ballo sono poco frequentate (circa il 10 per cento dichiara di frequentare i corsi). Poca attenzione alla dieta: il 70 per cento degli intervistati non fa particolare attenzione a ciò che mangia.
“Il profilo della popolazione intervistata indica ultrasettantenni in buone condizioni di salute, con un buon tenore di vita”: è il commento del responsabile del dipartimento Salute pubblica dell’Istituto di ricerche Mario Negri di Milano, Maurizio Bonati. “Sono “attenti e critici verso la politica e i servizi sociali, un po’ casalinghi e abitudinari ma disponibili a prestare aiuto: nei due terzi dei casi si esplicita nell’accudire i nipoti”. Quello dei nonni è di fatto un welfare parallelo: “I nonni compensano la mancanza dei servizi pubblici o, spesso, l’eccessiva onerosità. Pensiamo al costo degli asili nido”: dice Federica Trapletti.
Infine, il capitolo della curiosità verso le novità. Dalla ricerca emerge che gli over 65 desiderano stare al passo con i tempi e avvertono il bisogno di apprendere e di essere sempre aggiornati. Quasi l’80 per cento dichiara infatti la continua volontà di imparare cose nuove, l’85 per cento ha interessi che arricchiscono le giornate, mentre la quasi totalità degli intervistati si informa quotidianamente intorno ai problemi sociali, politici ed economici del mondo, soprattutto tramite la televisione, i quotidiani e internet.
E c’è ottimismo verso presente e il futuro: oltre l’80 per cento è sereno e soddisfatto della qualità della propria vita, il 66 ha la mente occupata da progetti per il futuro e appena il 27 per cento ha una visione del futuro peggiore di ieri. Questo è n messaggio di speranza anche per le generazioni future: “Gli over 65 hanno ancora molti progetti per il loro futuro, e questo varrà anche per i giovani di oggi quando anche loro invecchieranno” osserva Valerio Zanolla. E aggiunge: “Chiediamo a loro di non bruciarsi i ponti dietro le spalle, anzi chiediamo loro di lavorare e lottare assieme a noi per ridare vita allo spirito della legge 833 del 1978 sulla riforma sanitaria, che è stata conquistata con le lotte di coloro che adesso si vorrebbe rinchiudere nelle case”.