In piazza a Roma per salvare Teramo

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Centinaia di persone provenienti da Teramo e provincia, tra cui molti pensionati e pensionate dello Spi, hanno manifestato stamattina a piazza Santi Apostoli, a Roma, per chiedere alle istituzioni di non abbandonare al proprio destino questo territorio colpito prima dal sisma del 18 gennaio e poi dalle abbondanti nevicate. «Se Teramo muore, muore tutta la provincia» recitava un cartello issato in piazza da chi invece chiede e gran voce che questa terra continui a vivere.

Alla manifestazione, organizzata dal presidente della Provincia di Teramo e dai sindaci dei 47 Comuni che ne fanno parte, hanno aderito anche le organizzazioni di categoria, dei commercianti e le organizzazioni sindacali di Cgil, Cisl e Uil. Tutti insieme chiedono al governo di fare chiarezza su alcune questioni e dare una speranza a migliaia di persone che stanno vivendo una situazione di grande disagio e di difficoltà.

In piazza c’era anche una delegazione dello Spi Cgil di Teramo, guidata dal segretario generale Geppino Oleandro, che ci ha spiegato meglio le ragioni di questa giornata. «Dopo il terremoto e le nevicate di gennaio nella nostra provincia – afferma – stiamo vivendo una situazione estremamente difficile per molti aspetti. Ad esempio, ci sono ancora frazioni in cui manca l’acqua e in cui l’energia elettrica è erogata con i gruppi elettrogeni. La sola città di Teramo, ad esempio, conta tremila sfollati; molte famiglie si sono trasferite sulla costa a Pineto, Giulianova, e la città appare svuotata. Dal punto di vista produttivo e commerciale poi, ci sono molte aziende ferme che occorre rimettere in moto, e serve un intervento di sostegno all’occupazione».

I Comuni colpiti dal terremoto e dal maltempo sono molti. Non tutti peraltro sono stati compresi nel cratere del sisma. «Il terremoto del 18 gennaio aveva fatto già danni, e questi sono stati aggravati dalle fortissime nevicate dei giorni seguenti – ci dice Lino Di Giuseppe, sindaco di Rocca Santa Maria –. Nel nostro Comune ci sono frazioni dove l’80 per cento delle abitazioni è danneggiato e con l’emergenza neve mi aspettavo che ci riconoscessero almeno lo stato di crisi. Per questo siamo qui a manifestare e speriamo che il governo ci dia una mano, quanto meno con una defiscalizzazione un po’ più concreta che dia un impulso a ripartire».

A scontare i disagi maggiori in questa situazione a sono gli anziani, in particolare nelle zone interne della provincia. «La popolazione anziana vive una condizione ancora più difficile – spiega ancora il segretario dello Spi teramano –. Gli anziani sono rimasti nelle loro comunità perché più legati alla loro casa ma anche perché hanno più difficoltà a muoversi e a trovare un alloggio sulla costa. Per questo stanno subendo un doppio isolamento dovuto sia alle difficoltà che si incontrano per raggiungere questi comuni sia perché sono venuti a mancare i servizi pubblici essenziali già falcidiati dai tagli alle comunità locali. Noi della Cgil abbiamo perso la camera del lavoro di Montorio al Vomano, il paese più importante della zona che praticamente si è svuotato, ma stiamo comunque mettendo in piedi un progetto per portare assistenza nei vari Comuni del cratere».

I pensionati sono disorientati e allarmati, non riescono a trovare punti di riferimento. E un ulteriore elemento di preoccupazione arriva dall’ultimo decreto del governo che prevede la sospensione dell’Irpef. «La cosiddetta busta paga pesante – spiega Oleandro –, che per la prima volta interessa gli anziani e i pensionati, rischia di generare tra gli anziani ancora più allarme, dal momento che, stando a quanto è scritto nel decreto, andrebbe restituita in un’unica rata. E si comprende bene che questo metterebbe in grande difficoltà le persone. Molti pensionati vengono da noi per chiedere cosa fare, ma siccome non c’è chiarezza né da parte del governo né da parte dell’Inps, noi non siamo in grado di dare informazioni certe. Ci auguriamo che anche su questa questione venga eliminato ogni elemento di confusione».