Uno è stato magistrato, uomo politico e oggi è scrittore affermato. L’altro è arcivescovo di Bologna. Il terzo, Marco Damilano, direttore del settimanale L’Espresso, non è potuto essere presente perché due suoi giornalisti sono stati picchiati e mandati all’ospedale solo perché seguivano a Roma una manifestazione di gruppi fascisti. Sono loro i protagonisti dell’ultimo incontro tematico dal titolo “Restiamo umani” promosso prima della chiusura del XX congresso dello Spi Cgil. Damilano lo ha fatto con una lettera in cui spiegava i motivi della sua assenza. Gianrico Carofiglio e monsignor Matteo Zuppi, moderati dal direttore di LiberEtà Giorgio Nardinocchi, con una serie di interventi che la platea di delegati al congresso ha seguito con grande attenzione.
Zuppi, uomo di chiesa, è stato fatto oggetto di insulti per il suo messaggio pastorale sull’incontro con chi viene da altri continenti. Di fronte al rischio di perdere questa capacità all’interno delle nostre società confessa che di segnali in questo senso ce ne sono molti. “Cosa ci facciamo con l’umanesimo? – dice – Intanto se lo perdiamo perdiamo tutti. Dobbiamo essere grandi nell’umanita, anche se abbiamo storie e radici diverse. Istintivamente siamo portati a restare umani, ad esempio, di fronte alle emergenze, ma se limitiamo tutto questo al solo istinto, all’emozione, senza svilupparlo attraverso un progetto, l’ effetto emotivo è destinato a finire.
L’esempio concreto di quanto asserito da Zuppi, lo esplicita Carofiglio citando due parole, sdegno e indignazione. “Sembrano uguali – afferma -ma niente è più errato. Capirne la differenza è essenziale. Lo sdegno nasce da una reazione emotiva capace di fare esplodere la rabbia. Si esaurisce in se stesso. Indignazione è invece la pratica di ribellione etica che indirizza al cambiamento. La responsabilità della politica è quindi, in primis, quella di parlare chiaro dicendo la verità ”
Quali strade da battere e quali parole possono accompagnarci? Zuppi le individua in speranza, che chiede impegno e scelte nel presente destinate a cambiare le l futuro ed è diversa la parola ottimismo; accoglienza, che significa anch’essa capacità di vedere il futuro quando accoglie il migrante, e, infine, debolezza. Restare umani è fare in modo che la debolezza sia una forza.
“In una società dell’informazione digitale – avverte Carofiglio – dobbiamo saper informare. Dire bene la verità è questione sostanziale per la politica ma le decisioni politiche sono invece prese quasi sempre per creare solo un effetto emotivo. Resta il fatto – precisa – che per l’etica della politica questo resta un tema cruciale. Per la sinistra dovrebbe essere un postulato. Servono allo stesso tempo emozione e verità perché la politica diventi efficace. Pratica della consapevolezza etica e analisi delle strutture del linguaggio sono elementi fondamentali e necessari per non cadere nella mera propaganda”.
Anche qui, lo scrittore sceglie un esempio, una storia, riportata nel suo ultimo libro pubblicato dal Gruppo Abele. Ha un titolo che sembra un invito per tutta la sinistra e, più in generale, un paradigma per la politica affinché concretamente inizi a cambiare il mondo giorno dopo giorno, a partire da domani.
“Nel 1990, in Vietnam -racconta lo scrittore – si registrava un altissimo tasso di malnutrizione infantile nelle zone rurali. Cosa del tutto prevedibile in una zona considerata terzo mondo. Dall’igiene all’istruzione, le condizioni di vita erano drammatiche. L’Unicef decise di inviare nella zona un suo funzionario, un tale Sterling, con il compito di provare, tentativo disperato, di risolvere il problema. In Vietnam, nessuno voleva quella presenza ma alla fine gli concessero sei mesi di tempo per fare qualcosa. Con sé, Sterling aveva un collaboratore per affrontare un problema enorme in condizioni gravi da ogni punto di vista. L’uomo non si arrese. Viaggiò nei villaggi rurali chiedendo se ci fossero bimbi ben nutriti, esclusi i figli dei ricchi e, per ovvie ragioni, i figli dei membri del partito. Era una domanda strana quanto geniale perché capì che i bimbi ben nutriti erano coloro i quali ricevevano dalle mamme quattro pasti al giorno anziché i due previsti normalmente in famiglia e che inoltre venivano nutriti con cibi, gamberetti e patate, dall’alto valore nutritivo. Individuato il problema, chiese alle mamme virtuose di andare in piazza e parlare con le altre mamme . Fu così che queste donne generarono il cambiamento. Sei mesi dopo, la malnutrizione era scomparsa, malgrado continuassero a persistere le stesse gravi condizioni economiche, sociali e igienico sanitarie di prima”. Un episodio, ricorda Carofiglio, che racchiude il senso di ciò che si deve intendere per buona politica. “Concentrarsi su ciò che funziona e concentrarsi sulle mille cose che funzionano, anche il futuro non è più astratto. Come è accaduto a Riace, dove invece la politica è intervenuta oggi come peggio non si può”.