“Il confine della libertà”, la mostra al centro congressi Frentani

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Fino al 4 novembre il reportage fotografico di Stefano Stranges che racconta il viaggio dei migranti da Lesbo a Lampedusa e fino al confine francese.

L’ambizione di una nuova vita, la ricerca di un posto sicuro per sé e per la propria famiglia, la fuga dalla guerra: i motivi che spingono un migrante a spostarsi dalla propria terra natia sono le stesse da secoli. Ma, seppure oggi viviamo in un’Europa in cui non dovrebbero più esistere barriere, gli interessi di ogni singola nazione bloccano i loro percorsi. I nostri luoghi di confine con il territorio francese, sia dalla parte costiera che in quella montana, ne sono un esempio. A raccontarci le difficoltà e, fin troppo spesso le tragedie, che accadono in questi viaggi è Stefano Stranges, fotografo e fotoreporter piemontese che attraverso lo strumento potente della fotografia ci restituisce il dramma delle migrazioni come conseguenza delle contradditorie, per usare un eufemismo, politiche migratorie condotte e sostenute dall’Unione Europea. Lo fa attraverso il suo ultimo lavoro dal titolo “Il confine della libertà”, reportage fotografico presentato nei giorni scorsi al centro congressi Frentani, nella sede dello Spi Cgil nazionale a Roma. «La mostra – racconta Stranges nella sua tappa romana – raccoglie degli estratti di reportage a lungo termine effettuati a partire da febbraio del 2020, dopo anni di lavori svolti su territori difficili; luoghi di conflitto da dove la gente è costretta a fuggire per poter trovare un angolo di salvezza, oppure semplicemente perché manca quel semplice “diritto alla meraviglia” o meglio, alla dignità».

Il lavoro vuole mostrare un viaggio a cavallo su alcuni confini dell’Europa, a partire dall’isola di Lesbo, quella porta di ingresso che si affaccia sulle coste turche, dove la speranza di salvezza sembra sgretolarsi all’interno di uno spazio inospitale, un luogo che prende fuoco a causa del disagio fuori controllo. Dall’isola di Lesbo a Lampedusa, fino al confine con la Francia. Passando per i confini italiani. «Ma in Italia si entra anche via terra – continua il fotoreporter – Un fiume di persone che arrivano a Trieste dopo aver attraversato quei confini terrestri non meno pericolosi di quelli del Mediterraneo, in attesa di poter riprendere il loro percorso. Ho quindi deciso di raccontare l’uscita dall’Italia e l’ingresso in Francia, dalla parte alpina, dove alla fine di un tragitto durato mesi o anni, molte persone e sempre più spesso intere famiglie cercano di raggiungere i propri familiari, oppure continuare per un’altra nuova frontiera. E lungo questo immenso sentiero, la vita dei migranti si interseca con quella di chi la vita la dedica ad aiutare, per quanto sia possibile, a raggiungere quel frammento proibito di libertà».

“Il confine della libertà” riporta anche gli scatti che l’autore ha realizzato nel 2022 in Moldavia, a Chisinau per la precisione, dove viene ospitata la comunità gypsies proveniente dall’Ucraina. Qui, i rifugiati privi di documenti di lavoro devono rimanere per alcuni giorni in attesa di una procedura di identità valida. «La Moldavia – racconta Stranges – è un piccolo lembo di terra circondato dalla guerra, che nonostante la storia passata e il debole potere economico, accoglie e aiuta».

Leopoldo Tartaglia, del dipartimento internazionale del sindacato dei pensionati, ha sottolineato come non ci si debba accontentare di parole o atti di circostanza nelle ricorrenze più o meno ufficiali (ndr: 3 ottobre 2013 la strage a largo di Lampedusa, dove persero la vita 386 persone, donne, uomini, bambini, nel naufragio di un barcone al quale avevano affidato il loro viaggio della speranza) «perché la cifra dei tempi rischia di essere l’indifferenza, l’oblio, il voltare quotidianamente la testa dall’altra parte. Un’indifferenza, un’assuefazione che sembra già aver pervaso molta parte della nostra società anche di fronte alla guerra alle porte dell’Unione europea, con l’invasione russa dell’Ucraina che ormai si protrae da oltre sette mesi, con il suo carico di morti, soldati e civili – uomini, donne e bambini inermi – di distruzioni, di catastrofiche conseguenze sull’ambiente, di milioni di profughi».

Le foto di Stranges – così come altri strumenti di lavoro che il dipartimento ha proposto in questi anni – sono un mezzo potente «per non dimenticare mai questa parte fragile della nostra comune e unica specie umana che le politiche disumana e illegittime di molti governanti e l’indifferenza, quando non il rancore mal indirizzato, di troppi nostri concittadini continuano a voler lasciare fuori dalla porta del benessere e della convivenza, in nome di una malintesa difesa del nostro modello di sviluppo».

Il reportage fotografico sarà visitabile al centro congressi Frentani fino al 4 novembre.

Chi è Stefano Stranges

Stefano Stranges è un fotografo e fotoreporter indipendente italiano. I suoi scatti catturano le dure realtà che attanagliano la società contemporanea, dallo sfruttamento alle guerre civili, dai disastri causati dalle catastrofi naturali alle problematiche dovute ai cambiamenti climatici. Con le sue foto ha sovente raccontato come l’uomo, nonostante le varie avversità, riesca sempre a ritrovare la forza di creare un nido, anche in assenza di pareti. Ha pubblicato i suoi reportage su numerose riviste, tra le quali Rolling Stone, Il Reportage, Millenium del Fatto Quotidiano, Jesus Magazine, Africa, Il Manifesto, La Stampa, La Repubblica, Left Magazine, Famiglia Cristiana. I suoi lavori sono stati esposti in varie mostre, sia personali che collettive, in Italia ed Europa.