Genova. Sotto il ponte. Una comunità da salvare

0
1476
Genova via Fillak

Una città spaccata in due da un ponte che non c’è più: da una parte il centro storico, dall’altra la zona operaia delle grandi industrie e dei nuovi poli tecnologici. Sotto il Morandi una comunità che lotta per sopravvivere.

Il reportage di Antonio Fico da Genova

«Su quel maledetto ponte ci ho camminato a piedi, quando ancora non era aperto al traffico». Alza per un momento la testa Giusi Moretti, come a mettere ordine nel flusso dei ricordi: «Mio padre era orgoglioso di questo ponte all’avanguardia: nessuno allora pensava potesse crollare. Sembra strano lo so, ma io ci ero un po’ affezionata. Sotto quel mostro c’era la nostra vita. Era un pezzo stesso della nostra vita. Quando mia figlia ha strillato “mamma, è caduto il ponte”, non ho realizzato. Quale ponte? mi sono detta».

Sono passati giorni, settimane da quel Il presidio di via Porro, lato Certosa, diventato punto di riferimento e rifugio, luogo di condivisione di attese, speranze, dubbi e sofferenze. Una tenda comune per chi nella propria casa non può più entrare maledetto crollo del 14 agosto che si è mangiato la vita di 43 persone, e insieme ha fatto crollare per sempre le certezze di altre 556. Ma il senso di irrealtà a tratti ritorna nei discorsi che senti parlando con la gente che viveva sotto il ponte. Ormai tutti sanno che le loro case e il quartiere, così com’erano, non torneranno indietro. C’è un prima e c’è un dopo.
Ma anche tutti sanno che arrendersi ora al destino significherebbe sacrificare il quartiere, perdere un pezzo di identità personale e collettiva di una comunità che amava stare lì sotto quel ponte.

Il crollo del ponte Morandi, un colosso di 1.172 metri, ha diviso Genova in due, lungo la direttrice est-ovest, tagliando fuori il Ponente genovese, abitato da circa un terzo della popolazione della città. E ha reciso quell’imponente rete di persone e di merci, che dai sobborghi industriali, e da tutto il Nord-Ovest ha come terminale il porto di Genova. Giorno dopo giorno, la città sprofonda nel caos di una viabilità sottostante che è ritornata indietro di cinquant’anni.

(…)

Puoi continuare a leggere l’articolo sulla nostra rivista cartacea.
Abbonati a soli 12 euro al mese!