Firenze. Viaggio della memoria ad Aushwitz per studenti e pensionati di Vinci e Cerreto Guidi

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E se fossimo noi i ragazzi rinchiusi nel campo di sterminio di Aushwitz-Birkenau, colpevoli solo di essere ebrei, da quali pensieri ed emozioni saremmo invasi?

È la domanda che Francesca Guidi, regista di professione, ha rivolto ai ragazzi di terza media delle scuole di Vinci e Cerreto Guidi che, insieme agli anziani della lega Spi Cgil Vinci Cerreto Guidi, in provincia di Firenze, sono andati in pullman sino a Cracovia per visitare il campo di concentramento nazista.

Una visita dalla quale nessuno esce uguale a prima di entrare. Anche in questo caso, da quel percorso tra gli orrori umani – dalle camere a gas agli oggetti appartenuti alle tantissime vittime, dalle loro immagini che li ritrae sorridenti alle montagne di capelli che a loro appartenevano – giovani, insegnanti, dirigenti scolastici e pensionati «non trovavano le parole – racconta il segretario della lega Spi, Ruben Cocci – per descrivere le emozioni provate nel vedere le atrocità commesse e le testimonianze di vita. Io per primo».

Poi la domanda di Francesca Guidi, e nei quattro pullman che dalla Polonia ripartivano alla volta dell’Italia riportando a casa i protagonisti di questo viaggio della memoria, con l’esercizio dell’immedesimazione, le emozioni dei ragazzi hanno ricominciato a incontrare le parole e a scorrere sui fogli attraverso la scrittura.

«C’è un angolo di mondo in cui io – scrive Enrico Maria Chiorazzo, terza B, di Sovigliana – sono arrivato il 24 ottobre 1942…mi mancava Roberto, il mio migliore amico. Giocavo con lui appena una settimana prima. Poi mi hanno portato via. Oggi, rivedere il museo è stato un colpo al cuore. In mezzo a tutti quegli oggetti ho visto anche i miei e quelli della mia famiglia».

Filippo Vignozzo, terza A, di Vinci: «Lì ho perso i capelli, ho perso l’anima, ho perso il coraggio, la fiducia, ed è lì che mi sono arreso».

«Vedere un campo di sterminio da vicino – è la riflessione di Bianca Rossetti, terza A, di Vinci – è tutt’altra cosa che incontrarlo sulle pagine di un libro. Percorrere quelle strade dell’orrore mi ha provocato un brivido lungo la schiena e un’emozione indescrivibile. È un bene che ragazzi come me possano vedere questi luoghi, rendersi conto che una tragedia come questa è realmente accaduta».