Quanti di noi sanno davvero che il riconoscimento di maggiore autonomia alle regioni potrebbe aumentare le disuguaglianze e diminuire i diritti dei cittadini italiani? È possibile che il diritto allo studio, alla salute, al lavoro, alla casa, ai trasporti, possa variare in base al luogo in cui si vive? Oggi, lunedì 20 maggio, si tiene il consiglio dei ministri che dovrebbe decidere anche del testo di legge sulla cosiddetta autonomia differenziata. Intanto la Cgil si è mobilitata per informare tutti sui pericoli che si corrono realmente qualora le regioni acquisissero autonomia su alcune materie strategiche come l’istruzione, l’ambiente, la sanità. Per questo domani verrà avviata la campagna nazionale di sensibilizzazione ‘Prima i diritti uguali per tutti’, fino al 24 maggio. E proprio a questo tema la casa editrice LiberEtà, insieme ai pensionati Cgil e alla sua Alta scuola Luciano Lama, ha dedicato un libro dall’eloquente titolo I rischi di un federalismo senza paese.
Vediamo più da vicino di cosa si tratta. Nel 2001 la riforma costituzionale aveva concesso alle Regioni la possibilità di richiedere competenze aggiuntive ma aveva mantenuto saldi due principi: la solidarietà e l’unità del Paese. I referendum della Lombardia e del Veneto hanno però impresso un’accelerazione all’iter previsto dall’articolo 116 della Costituzione, che stabilisce che le regioni con i bilanci in ordine possano chiedere di vedersi assegnate maggiori competenze rispetto a quelle previste normalmente per le regioni a statuto ordinario. Le due Regioni reclamano competenza legislativa su ben ventitre materie. Anche l’Emilia Romagna, dopo un confronto con le parti sociali, ha dato il via alla procedura per l’assegnazione di autonomie straordinarie. Gli esiti sono incerti. Quale potrebbe essere l’impatto del cosiddetto “regionalismo differenziato” sui livelli essenziali di assistenza? Il volume, che pochi mesi fa ha inaugurato la nostra nuova collana Riace, cerca dunque di fornire delle risposte a questi interrogativi complessi in un linguaggio semplice e andando al nocciolo delle questioni.
Non bisogna dimenticare poi che ci sono altre regioni a statuto ordinario che hanno dato ai loro presidenti l’incarico formale di chiedere al governo l’avvio delle trattative per ottenere ulteriori forme e condizioni di autonomia. La scuola, per esempio, è una competenza statale che le regioni virtuose potrebbero chiedere di gestire direttamente. E in base a come verranno assegnate le risorse, l’approvazione dell’autonomia differenziata potrebbe essere più vantaggiosa per alcune regioni e molto meno per altre.
Ma gli esiti sono ancora molto incerti. Intanto però è importante sensibilizzare e far conoscere questa complessa tematica a tanti cittadini che ancora ne sono totalmente all’oscuro.