Da oltre dieci anni più di 200 pensionati in tutta Italia trascorrono l’estate nei campi e nei laboratori antimafia. Sono i volontari dello Spi Cgil che dal 2004 collaborano con Arci e Libera nei terreni confiscati alle mafie. È momento di bilanci, è arrivato l’autunno, le attività dei campi si sono concluse e ci si mette a lavoro sulle iniziative e i progetti da portare avanti tutto l’anno, sia con i volontari e gli attivisti, sia con i giovani e le scuole. E i bilanci sono assolutamente positivi.
Secondo i responsabili nazionali dei campi dello Spi Cgil tanta strada è stata fatta ed è sicuramente aumentata la presa di coscienza attorno al tema della legalità. Non a caso il numero di volontari pensionati che vogliono partecipare aumenta di anno in anno, come pure il numero delle regioni coinvolte. Da maggio a ottobre si sono tenuti infatti ben 27 tra campi e laboratori, da Nord a Sud. Tanti i progetti nuovi avviati quest’anno come la Casa di Alice: una sartoria sociale a Castelvolturno che ha sede in un bene confiscato alla camorra; a lavorarci sono le donne vittime di tratta che costruiscono così un nuovo futuro. I terreni di Isola di Capo Rizzuto, confiscati invece alla ‘ndrangheta, quest’anno hanno ospitato per la prima volta un gruppo di ragazzi disabili di Marzabotto. A Genova giovani e anziani hanno lavorato insieme nel centro storico a un progetto assolutamente originale e innovativo. Ma le esperienze sono tante. E meriterebbero di essere citate tutte, una ad una. (LiberEtà ne ha raccontato le attività sul blog dei campi e ne continuerà a parlare anche sui numeri del mensile di prossima uscita).
“Quello che ci rende più soddisfatti – dice Roberto Battaglia, del Dipartimento Legalità dello Spi Cgil nazionale – è che nei campi il dialogo intergenerazionale è reale. Non è solo uno slogan vuoto privo di significato. E anche noi, che cerchiamo di trasmettere ai giovani valori, principi e consapevolezza, ci modifichiamo insieme a loro. Basti pensare al linguaggio, che è la prima cosa a cambiare nei campi e nei laboratori. Cerchiamo di avvicinarci il più possibile ai ragazzi. E loro cercano di capire il nostro mondo; magari fino a pochi giorni prima dell’inizio del campo non sapevano nemmeno cosa fosse il sindacato dei pensionati”.
Una vera e propria contaminazione, insomma, che è fatta anche di trasmissione di memoria e di costruzione di futuro. Un futuro che intanto parte su basi più solide: sì, perché l’approvazione del nuovo codice antimafia è sicuramente un fatto positivo. Il Parlamento ha licenziato una legge che la Cgil, insieme a tantissimi altri soggetti impegnati nel sociale e nella battaglia per la legalità, chiedeva da tempo. Cambia la gestione dei beni confiscati e diventa più semplice poter restituire spazi e beni immobili alla collettività.
Lo Spi Cgil non si dà appuntamento alla prossima estate. Ora è arrivato il momento di rimboccarsi le maniche per mettersi a lavoro sulle attività invernali nelle scuole e sul territorio. Ma ciò su cui il sindacato dei pensionati è chiamato a dare il suo contributo significativo è soprattutto la gestione dei beni confiscati. Dopo la confisca, infatti, i beni devono essere assegnati perché ci si possa concretamente lavorare e trasformarli in beni comuni. Lo Spi intende promuovere in tutti i modi metodi e modalità di assegnazione rapidi e concreti. Può farlo con la contrattazione territoriale,ovvero dialogando con le istituzioni e con tutti i soggetti presenti sul territorio.
“Dobbiamo assicurare a questi beni confiscati una nuova vita” – dice la segretaria nazionale dello Spi Cgil Lucia Rossi che coordina le attività dei campi. “Vogliamo premere e sollecitare le istituzioni a darsi da fare per una rapida assegnazione dei beni. Sappiamo che servono risorse. Crediamo che la lotta all’evasione può sicuramente dare una mano a tanti Comuni in difficoltà. Le istituzioni devono essere forti e presenti, solo così possiamo aiutare concretamente le tante cooperative sociali che già gestiscono i beni confiscati su tutto il territorio nazionale e quelle che vogliono prenderli in gestione per creare un futuro diverso”.
L’obiettivo è chiaro: fare antimafia sociale e creare buona occupazione per i giovani. “Vogliamo creare un’economia sociale” – conclude Lucia Rossi. Perché la vera scommessa si vince se combattendo l’illegalità si crea anche occupazione. E allora buon lavoro!