Corviale chiama, Tor Bella Monaca e Scampia rispondono

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Le donne di tre periferie accomunate da degrado e violenza, si ritrovano a discutere del rilancio dei loro quartieri, grazie a un’iniziativa dei pensionati della Cgil e della Casa delle donne. L’obiettivo è aprire un centro antiviolenza a Corviale e offrire servizi ai residenti. “Noi donne – dicono le organizzatrici –siamo motore del cambiamento”.

L’assemblea pubblica che si è tenuta ieri a Corviale è stata una boccata di ossigeno per quanti arrivano in periferia con l’idea di trovare la discussione sui soliti problemi cronici che una periferia è costretta a vivere. Ci siamo trovati invece di fronte a un’energia inaspettata: idee, voglia di fare, spirito combattivo e il motore di questa ventata sono – manco a dirlo – le donne.

L’occasione di incontro è stata l’assemblea popolare tra le donne delle periferie di Corviale, Tor Bella Monaca e Scampia , organizzata da Spi Cgil, dal Coordinamento donne del sindacato di Roma e Lazio e dalla Casa delle donne di Corviale.

Il pretesto del dibattito era la battaglia portata avanti dalle donne di Corviale per costituire un Centro antiviolenza, in un quartiere dove le donne sono quelle che pagano il prezzo più alto della marginalità e della mancanza di servizi. “Le donne continuano ad essere le più penalizzate – spiega Adriana Riccucci, curatrice dello Sportello sociale di Corviale e tra le organizzatrici dell’assemblea –, è una condizione che riguarda tutte le età: da giovani alle donne manca la formazione, da adulte il lavoro, da anziane la sicurezza. Proprio per questo riteniamo sia importante creare un punto di riferimento per le donne del quartiere. Il progetto ha superato il vaglio di tutti i tavoli comunali, ora si tratta di vigilare per la sua effettiva realizzazione”.

L’incontro ieri era ospitato in un locale del “Serpentone”, il nome con cui i romani chiamano l’edificio lungo quasi un chilometro situato sulla Portuense, nella periferia Sud Ovest della capitale. Abitanti: 4500 circa, molti regolari ma tanti altri abusivi, diventati residenti in una delle tante occupazioni di questi anni. “Ancora capita – spiega Adriana – che una anziana ricoverata per due settimane in ospedale debba fare i conti con qualcuno che ha occupato abusivamente la propria casa”. Per le difficili condizioni di vita dei suoi abitanti, Corviale è diventata nell’immaginario collettivo il quartiere-simbolo del degrado delle periferie della capitale.

Ma Corviale è anche un luogo dove gli abitanti, stanchi del degrado, da tempo si sono organizzati in associazioni e comitati e portano avanti la loro battaglia per un quartiere vivibile. Solo per fare un esempio, nel locale che ha ospitato l’assemblea, vivono sette associazioni in coabitazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

Vanda Carbonari responsabile Coordinamento donne Spi Cgil Rieti Roma Est Valle Aniene, ha sottolineato come “i bisogni di Corviale sono gli stessi che ha anche Tor Bella Monaca. Da tre anni ci battiamo per avere uno nostro centro antiviolenza, e ci battiamo contro la chiusura del consultorio che serve non solo il nostro ma anche altri territori”.
Le fanno eco Aurora, una giovanissima donna di Tor Bella Monaca e Abi, del Burkina Faso, residente a Corviale. “I nostri quartieri sono privi di tutto, le giovani donne come me, di sera hanno paura di girare nel quartiere: non abbiamo servizi e non abbiamo sicurezza”, dice Aurora. L’invito è a vigilare sulle risorse che arriveranno nei tre quartieri grazie ai fondi del Pnrr: “Non abbiamo bisogno di scatole vuote ma di servizi, di luoghi di incontro, di spazi aggregativi, di consultori”.

Abi pone l’accento sulla mancanza di formazione e sul bisogno di un lavoro dignitoso: “Ho fatto mille lavori – spiega – ma non ho mai trovato un lavoro stabile. Cerchiamo solo dignità”.

Antonia Labonia sottolinea la “presa di coscienza” di tanti abitanti delle periferie “Non servono i grandi progetti, ma il lavoro dal basso che faccia girare la rotella della rinascita”. Raffaella Bonanno, ex assessore della giunta de Magistris, ora nel Coordinamento donne di Scampia, sottolinea il lavoro fatto da quella giunta per rilanciare il quartiere noto per la serie Gomorra ma in realtà da anni al centro di un intenso lavoro di recupero. Fu proprio la giunta De Magistris a portare a compimento l’abbattimento di una delle vele con il trasferimento dei residenti in edifici meno malsani. “I cittadini hanno bisogno di sentire vicine le istituzioni, e credetemi – dice – se ne accorgono se le istituzioni vengono solo a fare le passerelle”.

 

 

 

 

 

 

 

 

Intervengono altre donne. Noi chiudiamo qui con le parole di Elena De Rosa, psicologa ASL Napoli 1 Scampia.

La “psicologa di Scampia” come la chiamano tutti: “Disegnano le periferie come tutte uguali, ma la bellezza che ho trovato in periferia non l’ho trovata da nessuna altra parte”.

Quello che dice agli studenti delle scuole è sempre: “Voi sete più forti, perché avete imparato a camminare su strade dissestate. Ma ciò non significa che lo dobbiate fare tutta la vita, dovete battervi per migliorare le cose. E per fare questo, bisogna sostituire alla parola ‘ormai” la parola ‘oltre’”.

Un appello a non rassegnarsi, mai. Non bisogna avere paura di andare oltre le condizioni date, se vogliamo davvero migliorare.