martedì 16 Aprile 2024
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Anziani. Emilia Romagna, una “white list” per le case di riposo

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Anziani. Emilia Romagna, una “white list” per le case di riposo

Dopo una serie di gravi episodi emersi grazie alle denunce partite da parenti e operatori del settore e alle indagini avviate dalle forze dell’ordine, in Emilia Romagna Regione e Sindacati dei pensionati intervengono per porre un freno ai casi di maltrattamenti agli anziani ospiti in strutture residenziali.

L’obbiettivo è la creazione di un albo regionale, visibile e consultabile dai cittadini, a cui le strutture di accoglienza per gli anziani potranno volontariamente decidere di iscriversi.

Per entrare a farne parte dovranno però sottoporsi a una serie di controlli aggiuntivi e regolamenti che danno un’ulteriore garanzia di qualità. Il modello ricalca l’esempio della “white list” di imprese contro le infiltrazioni mafiose nell’ambito della ricostruzione post-sisma istituita presso le Prefetture della regione.

I requisiti che le strutture residenziali per anziani dovranno avere, così come una serie di impegni che dovranno assumere per entrare a far parte di questa lista, sono già stati individuati. Entro qualche settimana, previo accordo sindacale, una specifica delibera della Giunta regionale metterà nero su bianco tutte le novità.
Ad annunciare l’istituzione dell’albo regionale delle case di riposo dell’Emilia Romagna è l’assessore alle Politiche per la salute, Sergio Venturi, che, in Regione, proprio su questo tema ha incontrato i sindacati Spi Cgil (Bruno Pizzica), Fnpi Cisl (Loris Cavalletti) e UilpUil (Rosanna Benazzi) dell’Emilia Romagna.

«La white list – precisa il segretario generale dello Spi Cgil Emilia Romagna, Bruno Pizzica – può rivelarsi un ottimo strumento per tutte quelle strutture che per entrare nell’albo regionale siano disposte a migliorare i propri standard. Una sorta di bollino di qualità creato a tutto vantaggio degli anziani e dei loro familiari. Le strutture dovranno consentire ai parenti di entrare a tutte le ore del giorno, fornire garanzie di professionalità, favorire la creazione di Comitati dei familiari e promuovere percorsi di aggiornamento, formazione e controllo periodico del livello di stress del personale». D’accordo con i sindacati, la Regione promuoverà una specifica campagna di sensibilizzazione sulla dignità e i diritti della persona, a partire dalle categorie più fragili:  bambini, anziani e disabili.

Altro elemento su cui si è deciso di intervenire è la necessità di rivedere alcuni aspetti della legislazione nazionale relativa alla Case famiglia, con l’inserimento di requisiti e garanzie aggiuntive per l’apertura delle strutture. Una richiesta che l’Emilia Romagna si impegna a presentare alle Commissioni nazionali competenti: Salute e Sociale.

«In Italia – denuncia a questo proposito Bruno Pizzica – accanto a strutture per anziani che per essere avviate devono rispettare alcune norme, è il caso ad esempio delle Residenze sanitarie assistite (Rsa), ce ne sono altre, come le Case famiglia che chiunque può aprire con una semplice dichiarazione di inizio attività da presentare in Comune. L’unico obbligo è relativo al numero di anziani ospitabili, non più di sei. In questi ultimi anni le Case famiglia sono spuntate come funghi: nella nostra regione ne sono state censite circa seicento, con una disponibilità di poco superiore ai 2.600 posti letto, ognuno dei quali può costare a un anziano anche 1.600 euro al mese. A istituirle è una legge nazionale che rende quindi impossibile ogni regolamentazione ulteriore da parte della Regione. Al momento – aggiunge Pizzica – il mercato delle Case famiglia è quasi del tutto deregolamentato».

«Gli anziani ospitati e assistiti nella nostra regione – afferma l’assessore regionale alle Politiche per la salute Sergio Venturi – hanno il diritto di essere, sempre e in qualsiasi struttura, accuditi con la massima dignità e rispetto, al livello che siamo abituati a garantire in Emilia-Romagna. Occorre prima di tutto tutelare loro, gli ospiti, persone spesso fragili e vulnerabili; i familiari, che devono essere certi di poter lasciare il proprio caro in buone mani e di poterlo liberamente visitare nell’arco della giornata; ma anche i professionisti e gli operatori che ogni giorno prestano il proprio operato, con la massima serietà e sensibilità, nelle strutture di assistenza per gli anziani. Non possiamo accettare che anche un solo caso basti per mettere in discussione un intero sistema che finora ha dato prova di funzionare bene. Dobbiamo evitare che ci sia qualcuno che lo macchi.  Aggiungo, che sulle recenti vicende, oggetto di indagini, relative ai presunti maltrattamenti ad anziani nelle strutture protette di Correggio, in provincia di Reggio Emilia, e Sant’Alberto di Ravenna, la Regione, come annunciato, intende costituirsi parte civile in sede processuale. A tutela del nome di una Regione, la nostra, che va fiera di avere un sistema di welfare che non può in alcun modo essere associato a episodi così gravi e inaccettabili».