venerdì 26 Aprile 2024
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Il profumo dei mesi. I calendari di una volta

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Il profumo dei mesi. I calendari di una volta

Regalare calendarietti è stata una consuetudine in voga fino agli anni Sessanta. Poi con il Sessantotto tutto è cambiato. Anche nelle berberie, antichi ritrovi e luoghi di incontro, a dicembre si usava regalarne di profumati finiti per sempre nell’album dei ricordi delle generazioni di un tempo.

di Giuseppe Sircana

Il salone, soprattutto nei piccoli centri, costituiva un luogo di socializzazione, dov’era possibile leggere giornali e riviste, fare quattro chiacchiere tra amici, conoscere gente nuova, concludere un affare, abbandonarsi a qualche pettegolezzo. Un salto dal barbiere lo si faceva per un semplice saluto, per uno scambio di battute sui fatti della politica e dello sport, o per ricevere una ghiotta confidenza da chi aveva fama di sapere tutto di tutti.

Tra il barbiere e la sua clientela si stabiliva un rapporto fatto anche di complicità, che veniva consacrato ogni anno, in occasione delle feste natalizie, con il gentile omaggio del “calendarietto” profumato. Era di formato tascabile (all’incirca cm 6 x 10), con le pagine tenute insieme da un cordoncino con il fiocchetto (meno diffusi quelli che si aprivano a fisarmonica), chiuso in una bustina trasparente di carta velina per conservarne a lungo l’inconfondibile essenza.

A rifornire i barbieri erano di solito le ditte produttrici di cosmetici e saponi, per le quali questi gadget d’antan rappresentavano un efficace veicolo pubblicitario. I più erano dozzinali e di cattivo gusto, ma non mancavano quelli confezionati con una certa eleganza, realizzati da artisti di fama come Erberto Carboni, Filippo Romoli e Plinio Codognato. A lungo illustratore ufficiale della Fiat, nel 1924, Codognato realizzò per una rinomata profumeria milanese il calendario Tutankamen, uno degli ottanta esemplari esposti fino al 18 febbraio 2018, a palazzo Santa Margherita di Modena.

 

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