Belluno. L’allarme dello Spi Cgil: «La provincia si spopola e in montagna restano solo gli anziani»

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«Perdiamo oltre mille abitanti all’anno, di questo passo ci estingueremo». Il sindacato avvierà la contrattazione sociale con i Comuni per trovare soluzioni a un problema non solo locale.

 

Ci sono intere zone del paese che si stanno spopolando e che vengono piano piano abbandonate, soprattutto dai giovani. Una di queste è la provincia di Belluno, in Veneto. Proprio qui, su questo tema, lo Spi Cgil del territorio ha promosso un incontro pubblico dal titolo “Welfare, locale-nazionale”. L’obiettivo è portare l’argomento all’attenzione delle amministrazioni comunali e stabilire, attraverso una vera e propria contrattazione sociale, gli interventi più efficaci per invertire il trend.

foto liberetà 2Ogni anno, nella provincia di Belluno, che oggi conta 205.372 abitanti, il numero dei residenti diminuisce di mille unità circa. «Ma non è solo questo che ci preoccupa – afferma il segretario generale dello Spi di Belluno, Renato Bressan – ma anche la forbice fra i giovani (bambini e ragazzi fino a 14 anni) e anziani (oltre i 65 anni) si sta pericolosamente allargando: per ogni giovane ci sono oltre due anziani. La colpa – chiarisce Bressan – non è nelle difficoltà della vita in montagna: a Trento e Bolzano, infatti, il rapporto giovani-anziani è quasi uno a uno. Il fatto è che moltissimi comuni della provincia – spiega il segretario dello Spi Cgil – non hanno più la possibilità di recuperare il saldo negativo, perché lì ormai vivono solo donne e uomini anziani».

«Per invertire questo trend negativo – avverte Bressan – servono urgentemente politiche per la famiglia , altrimenti siamo destinati all’estinzione. Entro tre anni scenderemo sotto i 200 mila abitanti. I Comuni devono pensare a politiche per la famiglia, così come gli imprenditori devono cominciare a stabilizzare i lavoratori precari, perché una situazione di stabilità permette di pensare di costruire una famiglia».
Tra le proposte dello Spi Cgil bellunese, si parla di sostegno alle spese degli studenti universitari attraverso accordi con gli istituti di credito: «si può pensare – propone Bressan – a mutui da restituire solo in parte se il giovane dopo la laurea torna nel suo paese d’origine». Altre proposte riguardano interventi per gli asili e i centri famiglia. Il segretario della Cgil di Belluno, Mauro De Carli, nel suo intervento propone anche la fusione tra piccoli comuni.

Lo spopolamento della popolazione è un fenomeno che investe tutto lo stivale: Belluno non è affatto un’eccezione. L’allarme lanciato dallo Spi di questa provincia del Veneto suona quindi come un richiamo per le istituzioni locali e non solo.
«La situazione è grave – continua il segretario – il rischio è la riduzione delle attività economiche e delle offerte di lavoro; l’invecchiamento della popolazione porterà un aumento della domanda di servizi sociosanitari e quelli per l’assistenza agli anziani rimasti soli. Senza bambini, le scuole potrebbero chiudere e così gli uffici postali. I costi sociali peseranno di più su un numero sempre più esiguo di lavoratori, e i Comuni, che di tagli ne hanno subiti sin troppi in questi dieci anni di crisi sono passati dai 55 milioni di trasferimenti statali ai 14 del 2017 e sono già stati costretti ad foto liberetàaumentare i tributi locali per far fronte a questa spesa».
«Siamo stati esclusi dal piano di potenziamento della rete dati di Telecom, per esempio», fa sapere De Carli. «Tutti danno per scontato che il territorio stia andando verso il declino, invece dobbiamo trovare politiche per la crescita». Se si vuole impedire lo spopolamento della montagna bellunese, tutti, dalle istituzioni al sindacato, sino alle categorie economiche, devono essere coinvolti nel progetto.

«Il nostro compito – ha affermato Ivan Pedretti, segretario generale dello Spi Cgi al termine dell’incontro – è quello di creare le condizioni perché questo fenomeno si arresti. Lo possiamo fare attraverso la contrattazione sociale, negoziando con le istituzioni locali tutte quelle misure necessarie perché i nostri giovani non vadano via ma possano restare, trovare lavoro e mettere su famiglia. Lo Spi e la Cgil di Belluno hanno ben compreso che questo è un problema che deve essere assolutamente affrontato e si sono impegnati a farlo. Sono anche questi i temi su cui un Sindacato come il nostro può e deve dare il suo contributo».