Ascoltare i bisogni per progettare il futuro

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Foto di Andrea Piacquadio da Pexels

Da maggio una innovativa piattaforma web raccoglierà i bisogni dei cittadini che si rivolgono al sindacato dei pensionati della Cgil. L’obiettivo è quello di poter lavorare al meglio sul territorio per rispondere alle esigenze di tutti. Si chiama “Osservatorio Bisogni Sociali”. È un sistema all’avanguardia per conoscere le esigenze di tanti anziani, ma anche di giovani e famiglie. E per poter elaborare strategie adeguate per spingere le istituzioni a fornire risposte adeguate a tutti.

Tutto inizia due anni fa con una sperimentazione, coordinata dall’Alta Scuola Spi ‘Luciano Lama’ (nata nel 2016 con l’obiettivo di fornire strumenti e aggiornamenti di alto livello al gruppo dirigente), che ha coinvolto le leghe dello Spi Cgil, ovvero i presidi territoriali più ramificati del sindacato pensionati, e tra i più capillari d’Italia. Alle leghe (94 quelle coinvolte nella sperimentazione) è stato chiesto di inserire in una banca dati on line e condivisa i dati sui bisogni di chi si rivolge al sindacato. Non ci sono soltanto gli anziani, e non ci sono solo gli iscritti, ma anche tante persone in cerca di soluzioni a problemi abitativi, sussidi, disoccupazione, e tanto altro.

La piattaforma, che verrà estesa a tutte le 1500 leghe, rappresenta uno strumento formidabile per risalire dalle tutele individuali alla negoziazione collettiva. “È una fotografia aggiornata e non sfocata della vita reale. Nessuno più delle leghe dello Spi può definire un quadro così preciso sul territorio”, spiega il segretario organizzativo Stefano Landini. Conoscere i bisogni concreti delle persone vuol dire segnare un cambio di passo anche nell’azione sindacale. “È un ascolto reale della vita degli anziani. Uno strumento per definire politiche precise e strategie di contrattazione territoriale con le istituzioni locali e nazionali, ma anche per pianificare l’offerta dei servizi di tutela individuale e delle iniziative di promozione sociale”, conclude Landini.

Ora è arrivato il momento di estendere lo strumento a tutte le leghe. “L’idea è nata dalla ricerca nazionale che abbiamo condotto due anni fa, e poi pubblicata da LiberEtà, Il sindacato del futuro. Analisi e idee sulle Leghe Spi Cgil. Da quella ricerca emergeva la necessità di avere a disposizione agili strumenti di mappatura del territorio che aiutassero nella definizione delle azioni da mettere in campo”, spiega Maurizio Fabbri, coordinatore dell’Alta Scuola Spi ‘Luciano Lama’. Sarà un processo graduale ma ce la stiamo mettendo tutta perché la piattaforma venga presto utilizzata da tutte le strutture”, aggiunge Fabbri. “Il sistema consente anche alle Leghe di stare in rete, condividere informazioni importanti, pianificare insieme strategie nazionali e locali per rispondere al meglio alle esigenze dei cittadini”.

L’anno del Covid non ha fermato il progetto. Anzi, i dati che sono emersi dal primo report (a cura dell’Ires Emilia Romagna) che ha chiuso la fase sperimentale, dicono che proprio nell’anno della pandemia le strutture dello Spi hanno offerto sostegno a tanti cittadini in difficoltà. 8.838 i soggetti intercettati. E ben 12.839 i bisogni individuati. Tra le regioni più ‘mappate’, la Toscana, l’Emilia-Romagna, la Lombarda, la Liguria e il Veneto.

Di particolare interesse è il dato che riguarda le persone non autosufficienti, ben il 16.3 per cento del totale. Inoltre, le percentuali più alte riguardano le fasce di età tra i 55 e gli 85 anni. Ma anche le altre sono ben rappresentate. Come ben presente è anche la percentuale di chi non è iscritto al sindacato: il 39,2 per cento dei soggetti intercettati.

Tra le aree di rilevazione dei bisogni che la piattaforma utilizza c’è quella sociosanitaria e ha a che fare con domande e quesiti che i cittadini rivolgono al sindacato in tema di indennità di accompagnamento, non autosufficienza, legge 104, ma anche servizio di colf e badanti. Durante la sperimentazione quest’area ha raccolto più di 1100 domande, pari al 13.4 per cento del totale delle persone intercettate.

C’è poi l’area pensioni, che invece ha a che fare con la richiesta di recupero dell’ObisM (il cedolino delle pensioni), le domande di invalidità e inabilità, la compilazione del Red, per fare soltanto alcuni esempi. Queste richieste sono state avanzate da ben tremila persone, pari al 34.8 per cento delle persone che si sono rivolte alle sedi dello Spi Cgil.

Ci sono poi i bisogni legati al reddito. Le domande su reddito o pensione di cittadinanza, Rei, assegno per nucleo familiare o disoccupazione sono state rivolte ai volontari e agli attivisti delle leghe coinvolte nella sperimentazione da ben duemila persone, pari al 23.4 per cento dei soggetti coinvolti. Un dato alto che dimostra quanto il sindacato dei pensionati Cgil rappresenti un presidio territoriale importante, e a volte l’unico punto di riferimento sul territorio, anche per persone giovani che spesso non sono iscritte al sindacato (gli under 55 che hanno manifestato bisogni legati alle questioni di reddito sono ben il 43.6 per cento).

Stessa cosa accade per i bisogni legati all’abitare: edilizia pubblica, graduatorie, informazioni generali, sostegno economico ai nuclei in affitto.

Dunque, un patrimonio immenso che rende il sindacato più vicino alle persone. E che potrà guidare le scelte strategiche del prossimo futuro.