lunedì 29 Aprile 2024
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Cisliano, l’entusiasmo contagioso dei ragazzi che lottano contro le mafie

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Cisliano, l’entusiasmo contagioso dei ragazzi che lottano contro le mafie

Una villa di quattro appartamenti da centoventi metri quadri, un ex ristorante, un’ex pizzeria, una piscina, un grande parcheggio e tanto verde. Un enorme patrimonio che una volta era nelle mani del clan ‘ndranghetista Valle. Uno dei più grandi beni confiscati del Nord Italia. Oggi è un luogo di riscatto, impegno, volontariato e solidarietà. Siamo nella masseria di Cisliano, a sud ovest da Milano.

Qui in questi giorni i ragazzi di liceo e volontari del sindacato dei pensionati della Cgil lavorano insieme a uno dei tanti campi della legalità che si tengono da giugno a ottobre ogni estate su tutto il territorio nazionale.

“Tutto inizia nel 2010, quando questo enorme bene viene confiscato”, ci racconta Alessio Maganuco, responsabile del progetto legalità dello Spi Cgil di Cremona. “Poi nel 2014 arriva la confisca definitiva. Ed è allora che iniziano le devastazioni: spariscono i cancelli di ingresso e vengono fatti danni per mezzo milione di euro”. Una ritorsione terribile che scatta proprio quando il bene si avvia ad essere recuperato e sottratto definitivamente alle mani della criminalità.

Quello che accade dopo ci dice della tenacia delle associazioni locali, del comune e dei sindacati. “Sì perché nel 2015 viene fatta la richiesta di assegnazione, ma l’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati non risponde. Allora inizia una vera e propria occupazione pacifica a seguito della quale l’Agenzia finalmente risponde assegnando in maniera provvisoria il bene al Comune di Cisliano”. L’assegnazione definitiva arriva a maggio di quest’anno. “Ora potranno partire dei veri e propri progetti di recupero e riuso del bene”, aggiunge Maganuco.

È da allora che si tengono i campi estivi organizzati dal Comitato Libera Masseria e promossi dalla Caritas Ambrosiana, dalla comunità d’accoglienza Una casa anche per te, dal sindacato dei pensionati della Cgil come pure dalla Cgil Lombardia e dalla Coop Lombardia e dall’Associazione culturale La Barriera.

I ragazzi che partecipano sono giovanissimi, hanno dai 16 ai 19 anni. “Arrivano dal tribunale minorile e dalle case famiglie, ma poi ci sono anche gli Scout e i ragazzi delle scuole, come quelli con cui lavoriamo noi dello Spi”, spiega Maganuco.

LiberEtà ha incontrato alcuni di loro a conclusione della settimana di attività organizzate anche dallo Spi di Cremona. La mattina sono impegnati con i lavori di manutenzione della villa e anche di un altro bene a Trezzano sul Naviglio: un’altra villa confiscata che verrà riutilizzato per offrire assistenza e accoglienza a padri soli, separati o sotto sfratto. “Non ci dimentichiamo che siamo in un territorio dove c’è un bene confiscato ogni mille abitanti. E solo il 30 per cento di questi beni viene utilizzato”, spiega Maganuco.

Tanti i momenti formativi, tra cui uno dedicato alla Costituzione. Ma non solo: durante la settimana di campo i ragazzi hanno incontrato Franco La Torre, figlio di Pio La Torre, che ha raccontato la sua storia. E poi l’incontro con il sindacato dei pensionati della Cgil. Le domande dei ragazzi sono state molte. Le hanno rivolte al segretario organizzativo dello Spi Cgil nazionale, Stefano Landini, che ha spiegato come funziona il sindacato, ha raccontato la sua storia e l’impegno decennale nella lotta alla mafia.

Jessica viene dall’Emilia Romagna. Frequenta il terzo anno di liceo e arriva al campo dopo un percorso fatto insieme al professore di diritto su mafia e lotta contro l’illegalità: “Abbiamo lavorato molto quest’anno e abbiamo scoperto la possibilità di fare volontariato in quest’ambito. Non sono venuta qui con l’idea di farmi una vacanza ma piuttosto di mettere in pratica tutto quello che ho studiato durante l’anno”, dice convinta con entusiasmo.
Jessica è contenta anche per il lavoro manuale che si è ritrovata a fare tutti i giorni: “Sto facendo una cosa che non avevo mai fatto prima, pur abitando in campagna. Ed è una cosa molto bella per me. E poi mi piace molto come si lavora. Si crea una vera e propria famiglia, anche se per poco tempo, perché si lavora a un progetto comune. Ognuno ha il suo ruolo. E poi è bello avere uno scambio con i giovani volontari che stanno qui da più tempo di noi”, conclude.

Come Elia, che è già il quarto anno che partecipa ai campi della legalità. Elia quattro anni fa era sotto processo e ha iniziato l’attività di volontariato per il suo percorso di recupero. “Sono partito un po’ obbligato la prima volta, pensavo fosse una cosa che dovevo fare e basta, invece poi ho avuto modo di appassionarmi. Ho conosciuto tante belle persone che mi hanno coinvolto e motivato. Si creano dei legami molto belli e forti, che fuori da qui sarebbe più difficile creare. Invece quando si lavora a un obiettivo comune e ci si ritrova nella stessa stanza per dormire la sera, è tutto diverso”. Elia ha 19 anni, è di Milano e frequenta il liceo artistico.

A Elia sicuramente l’esperienza di questi anni ha cambiato prospettiva sulle cose: “Quando vieni qui e partecipi alle attività ti rendi conto che un’altra prospettiva sulle cose è possibile, quindi poi quando torni alla tua vita quotidiana non è più come prima perché nel frattempo hai conosciuto cose che prima ignoravi. Ho partecipato a molti incontri formativi e mi hanno davvero segnato molto”, dice convinto. Ecco, sì, parlare di mafia lavorando sul campo e ascoltando le testimonianze di chi ne è stato vittima, può fare davvero la differenza.

E poi ci sono i ragazzi dell’istituto Anguissola di Cremona. Lo Spi Cgil tiene con loro contatti costanti tutto l’anno. “Anche quest’anno ce l’abbiamo fatta, nonostante la dad. Facciamo con i ragazzi molti incontri per poi arrivare alle attività del campo in estate”, dice Maganuco.

Fares è uno dei ragazzi che ha partecipato alle attività durante l’anno scolastico. Ora è qui ed è entusiasta. “Io sono di origini egiziane, e qui è bello perché ci sono persone di tante nazionalità diverse, c’è una ragazza marocchina, una peruviana, e poi ci sono i volontari della masseria tutti molto gentili e disponibili”.
Fares è contento di ciò che sta facendo. Gli piace il modo in cui si lavora e gli piace la possibilità di fare nuove conoscenze e lavorare concretamente contro le mafie. “Ho imparato tante cose che non conoscevo prima. Vorrei tornare, sicuramente non per una settimana soltanto”.