Fare i nonni al tempo del coronavirus

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 Di Luciano Tosco

nonno, scrittore e saggista, già dirigente di servizi sociali ed educativi

Le nonne e i nonni che seguono assiduamente i nipoti tra gli zero e i quattordici anni sono, in Italia, oltre dieci milioni di “anziani attivi”. Il loro fatturato “virtuale” è di 24 miliardi di euro annui. Attori silenziosi di un welfare familiare che integra e spesso sostituisce i servizi per l’infanzia. Si occupano dei nipoti, spesso anche sostenendo il reddito dei genitori; sono educatori non “per mestiere”, ma nella quotidianità fatta di affetto, giochi, letture, storie, passeggiate, aiuto nei compiti, risposte ai perché, memoria del passato, testimonianza di valori e comportamenti.

La pandemia                                                                              

La pandemia ha sconvolto anche la loro vita. Non sappiamo quanti siano morti, ammalati, guariti, o stiano ancora soffrendo per questo virus e quanti abbiano rischiato e rischino la vita, continuando nella cura dei nipoti o ancora nel lavoro in servizi essenziali.

Ma la maggior parte è stata “costretta” a casa e lontana dai nipoti, che prima accudiva quasi quotidianamente.

Così, a Torino, un gruppo di loro, parte integrante dell’”Officina dei nonni” (otto laboratori tenuti a Torino e cintura cui partecipano nonni che si scambiano, con l’aiuto di un moderatore, opinioni, esperienze e rappresentazioni della loro “nonnità” – ha deciso di continuare l’esperienza in smart working con “Telenonni”, programma fatto di mail condivise e gruppi whattsapp.

 In questo dialogo a distanza, diversi sono i temi, le impressioni, i pensieri e le emozioni che dall’inizio del Covid a oggi si sono fatti strada. Eccone alcune testimonianze.

 Distanziamento sociale

Il provvedimento di contrasto sull’intero territorio nazionale alla diffusione dell’epidemia (d.P.C.M., 10 marzo) ha posto i nonni di fronte alla fragilità di anziani. Molti sono stati “costretti” a “non fare gli eroi”. «Stiamo tappati in casa – osserva quei giorni nonna Enrica – e i piccoli ci mancano già molto. La costrizione del decreto ci toglie, da un lato, i sensi di colpa per non poterli accudire ma, dall’altro, dice che siamo la categoria più a rischio di ammalarci e con pesanti conseguenze.

Disagio e paura

Nel corso degli incontri, molti sperimentano sentimenti di insofferenza, mancanza, ansia, paura. Si prova smarrimento in questa esperienza paradossale del Covid 19, fatta di opposti da tenere insieme a livello individuale e collettivo: non finire nel panico, prendersi cura dei più deboli, non essere ossessionati da un tipo di sicurezza come semplice desiderio di quieto vivere.

Per nonno Ernesto «Andiamo a “corrente alternata”. Abituati al chiasso delle movide, riflettevamo mettendo insieme positivo e negativo, senza però riuscire a trovare un punto di contatto e congiunzione e quindi senza grande consolazione». 

 Strategie per continuare

Tanti nonni sono anziani attivi, abituati a reagire, a dire: “andrà tutto bene”. E la cosa più piacevole consiste nel mantenere la relazione, pur in remoto, con i nipotini. Nonna Egle racconta: «Ieri, via audio, con una chiamata su wattsapp ho letto alla nipotina I tre porcellini. Il nonno, invece, la sera gioca con il maschietto, via skype, a battaglia navale».

Affetti

L’amore dei nonni è intriso di dedizione, affetto e tenerezza. Ma anche ricambiato dai nipotini. Come la piccola Gloria che, dice nonna Beatrice, alcune sere li saluta così: «Tanti bacioni uno per nonno e uno per nonna, anche per quando vi svegliate domani mattina.  Vollei venile da voi, pelchè vi vollio tanto bene».

 Memoria

Fare memoria, uno dei compiti dei nonni, non significa ricordare il passato con un sentimento di nostalgico rimpianto – “come era meglio un volta” –, ma aiutare  la generazione dei nipoti a costruire il loro futuro.

Ricorda nonno Giacomo: «Spesso, a proposito, o a sproposito, di questa pandemia, si parla di guerra. Allora penso al 25 aprile, alla liberazione da una guerra vera. Il pensiero mi porta agli eroi di allora, ai partigiani caduti per liberarci dalla barbarie e consegnarci un mondo migliore».

 La Fase 2

Siamo entrati nella lunga e più difficile fase di convivenza con il virus. Nei nonni che si apprestano “a uscire di casa” verso una lenta e progressiva libertà, il pensiero va a nipoti e figli. Si chiede nonno Marco: «Ma quando i genitori vanno a lavorare e i bambini non ancora a scuola, come si farà? Potranno stare di nuovo con noi, anche se siamo fragili e particolarmente esposti al contagio?». 

Lasciamo ai lettori le risposte sui tanti problemi che seguiranno. Alcune cose però i nonni di “Telenonni” hanno imparato e vogliono condividerle con i loro “colleghi”:

– consideriamo positivamente le nuove tecnologie di comunicazione a distanza, se utilizzate sempre come mezzi e mai come fine a se stesse;

-non abbiamo paura di aver paura. Pur ancora attivi, accettiamo limiti, fragilità, acciacchi. Non facciamo gli eroi e non ci sentiamo indispensabili;

– cerchiamo sempre nuovi scopi e interessi come elisir per allontanare la vecchiaia;

– ci interroghiamo su quale mondo consegneremo ai nipoti dopo aver lottato per uno che sognavamo migliore;

– ci impegniamo a fare memoria e testimonianza per il futuro: memoria dei sogni, realizzati e no, consapevolezza dei limiti e degli errori della nostra generazione posta oggi di fronte a questo infame nemico; a stare vicini e a sostenere i nostri nipoti perché è nelle loro mani il futuro;

– ai nipotini piccoli diciamo e dimostriamo che gli vogliamo tanto bene;

– ai nipoti adolescenti e giovani, di lottare per un mondo più giusto ed equo, con stili di vita più sobri, meno inquinamento, meno merci e più beni essenziali e relazionali, più rispetto e unione con la natura, il pianeta, il cosmo;

– chiediamo ai loro genitori di aiutarli a costruire il loro mondo nuovo e diverso, di cui siano protagonisti;

– stiamo loro accanto con la saggezza della “memoria del futuro”. Ricordare il passato serve per attraversare il presente in modo da camminare verso il futuro. Solo insieme ci possiamo salvare.