giovedì 25 Aprile 2024
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Reggio Calabria, la manifestazione di 47 anni fa nel ricordo di un testimone

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Reggio Calabria, la manifestazione di 47 anni fa nel ricordo di un testimone

Sono passati quarantasette anni da quando, era il 22 ottobre 1972, i sindacati metalmeccanici Cgil, Cisl e Uil (insieme ai sindacati degli edili e alla Federbraccianti Cgil) organizzarono a Reggio Calabria una grande manifestazione di solidarietà infavore dei lavoratori calabresi e per lo sviluppo del Mezzogiorno. Lo slogan era “Nord e Sud uniti nella lotta”. Dopodomani, sempre a Reggio, Cgil, Cisl e Uil tornano di nuovo a manifestare su un tema che purtroppo non ha mai perso di attualità: “Ripartire dal Sud per unire il paese”.
In una lettera inviata alla nostra redazione, Giorgio Castella, che sabato sarà di nuovo in piazza, ricorda, quando, giovane lavoratore emigrato a Milano, salì insieme a tanti suoi compagni sul treno diretto a Reggio, tra i timori per le minacce dei fascisti e la determinazione nel tenere unito il paese e il mondo del lavoro attraverso politiche di sviluppo per il Sud.

“Ero partito in treno da Milano assieme a decine e decine di delegazioni dei consigli di fabbrica, con striscioni e bandiere: non nascosi la mia emozione quando il compagno Ennio mi fece notare che il treno era pieno di lavoratori. Su quei vagoni partecipavo con i compagni alla discussione sulle condizioni di vita della gente del Sud, poi, preso dalla stanchezza mi addormentai.
Sono trascorsi quarantasette anni dalla manifestazione nazionale indetta dai sindacati metalmeccanici a Reggio Calabria; un momento di mobilitazione per esprimere solidarietà ai lavoratori della Calabria sottoposti a continue aggressioni da parte dei fascisti.
I “boia chi molla”, che rivendicavano la difesa del capoluogo, furono protagonisti di violenze, barricate e scontri con la polizia.
I compagni furono costretti a fare la veglia di notte per impedire che venissero assaltate le sedi del partito comunista, del partito socialista e della camera del lavoro.
La destra fascista, con la strategia della tensione, perseguiva un piano eversivo attraverso una stretta alleanza tra eversione nera, rapporti con la politica e la criminalità; quei giorni organizzava azioni di guerriglia urbana riuscendo anche a carpire la buona fede di tanti manifestanti. In questo clima maturò la manifestazione nazionale, il cui slogan era “Nord e Sud uniti nella lotta”.
Quando mi svegliai mi accorsi che il treno, invece di accelerare la sua corsa, cominciava a fare continue fermate. Poco dopo venimmo a sapere della presenza di bombe lungo la rete ferroviaria. Nei vagoni si era creato un clima di tensione. Trascorremmo una notte d’inferno.
Tutti eravamo convinti che l’intento dell’eversione nera fosse far fallire la manifestazione nazionale promossa dal mondo del lavoro per lo sviluppo del Mezzogiorno e per garantire l’agibilità politica alle forze democratiche.
Arrivammo con notevole ritardo a Reggio Calabria; le strade erano piene di uomini, donne e giovani, molti di noi avevano al braccio una fascia con su scritto “Cgil”.

Durante il corteo apprendemmo che in una sola notte i fascisti avevano provocato nove attentati, di cui cinque con bombe fatte esplodere sulla rete ferroviaria che collega Roma a Reggio Calabria, e altri quattro nella città calabrese.
Notai la partecipazione di massa, dalla Piana di Gioia Tauro, di braccianti e raccoglitrici di olive che conoscevano il valore del sindacato per le sue dure battaglie contro il caporalato.
Lungo il corteo ci furono momenti di tensione: un gruppo di fascisti, dalle vie adiacenti, con un linguaggio di sfida lanciò verso di noi sassi e sputi cercando in ogni modo lo scontro fisico. Non accettammo le loro provocazioni: avevamo capito che agivano così per la rabbia di sentirsi isolati.
Non nascondevo la mia gioia per come i lavoratori del Nord avevano espresso la loro solidarietà nei confronti della mia terra. In quel momento la classe operaia rivestiva un ruolo di classe dirigente, che aveva a cuore uno sviluppo complessivo del paese.
La grande manifestazione sindacale non fu una sfida alla città di Reggio Calabria, ma una sfida alla miseria, poiché si chiedeva con forza un nuovo modello di sviluppo economico per il riscatto del Mezzogiorno.
Nel 1972 ero ragazzo, oggi ho i capelli bianchi. Vedere ritornare i treni della solidarietà a Reggio Calabria per la manifestazione nazionale del 22 giugno 2019, indetta dal movimento sindacale unitario Cgil, Cisl e Uil con lo slogan “Ripartiamo dal Sud per unire il paese”, mi riempie di profonda emozione.
Una nuova realtà circonda oggi la Calabria: il porto di Gioia Tauro, aeroporti, università, agricoltura moderna, patrimonio boschivo e paesaggistico, beni culturali e archeologici, il mare con chilometri di costa… Tutto ciò dovrebbe creare lavoro, invece i giovani vanno via, spopolando di preziose energie il territorio.
Il governo, non avendo una politica economica produttiva per il Sud, propone forme di assistenzialismo di cui la Calabria non ha bisogno. Inoltre, la Lega del ministro Matteo Salvini, che si propone di varare l’autonomia differenziata, causerà la disuguaglianza sociale tra regioni e tra cittadini (scuola, sanità e fisco), allargherà la forbice fra il Nord e il Sud del paese.
Per di più, il ministro delle attività produttive Luigi Di Maio, soggiogato dalla Lega, pur di stare attaccato alla poltrona, accetta le loro proposte, divenendo di fatto complice della divisione del Sud.
La nuova “questione meridionale” si riscatta con il lavoro!
La politica calabrese, molto distratta, deve sentirsi responsabile se vuole divenire una seria classe dirigente, dando esempi di moralità e di attaccamento alla propria terra.
Dobbiamo far capire al governo che il pericolo per la Calabria non sono gli africani, bensì l’imprenditoria e la borghesia mafiose, che controllano la ricchezza economica, creano lavoro nero, corruzione e concorrenza sleale nei confronti degli imprenditori onesti.
È questo che preclude il presente e il futuro dei giovani.
Le organizzazioni sindacali, tutte insieme, da tempo avvertono quali siano i pericoli che frenano la nostra economia. La grande manifestazione nazionale che si terrà a Reggio Calabria il 22, è stata indetta per unire, come accadde nel 1972, i lavoratori del Nord e del Sud del paese e per dire al governo: “Basta promesse!. Serve una politica industriale per far camminare tutta l’Italia”.