Chi non digiuna la vigilia di Natale, corpo di lupo e anima di cane.
Non conosce mezzi termini questo proverbio, a ricordarci quella vigilia che se non osservata, un tempo avrebbe addirittura messo in discussione l’appartenenza del “trasgressore” al genere umano. E se ancora oggi l’usanza della cena della vigilia è parte irrinunciabile del rito natalizio, forse in pochi se ne ricordano il motivo.
La cena “di magro” della sera di Natale ha un originario carattere purificatorio: si vegliava e si lasciava da parte la carne preparata per la tavola natalizia, per consumare pesce. Un tempo la vigilia era anche detta “ceppo” perchè si accendeva nel camino un grosso ceppo da far bruciare fino all’Epifania.