Ius soli, manifestazione per la legge sulla cittadinanza. Pedretti (Spi-Cgil) aderisce a sciopero fame

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Cresce la mobilitazione per riaprire il capitolo della legge sulla cittadinanza dei bambini immigrati, conosciuta come” ius soli”. L’appuntamento è per domani pomeriggio alle ore 16,30, con la manifestazione che di terrà a Roma, in piazza Montecitorio. L’invito a partecipare, rivolto a pensionati, attivisti e  dirigenti della categoria sindacale, arriva anche da Segretario generale dello Spi Cgil Ivan Pedretti. Il leader dei pensionati della Cgil ha anche aderito allo sciopero della fame a staffetta che insegnanti, studenti e politici di ogni schieramento, realtà associative e sindacali stanno promuovendo perché la legge impropriamente definita “Ius Soli”, che attende il via libero al Senato, venga definitivamente approvata.

 

“Lo sciopero della fame a staffetta – ha dichiarato Pedretti – è uno strumento utile a richiamare la politica alle proprie responsabilità e a sostenere una legge che riconosce il diritto di cittadinanza a centinaia di migliaia di bambini e ragazzi che vivono e studiano nel nostro paese”.

“Lo Spi-Cgil – continua Pedretti – conferma così la propria partecipazione ad un movimento di opinione che unisce società civile, insegnanti, associazioni e organizzazioni sindacali in una battaglia di civiltà e di giustizia che deve essere assolutamente sostenuta”.

Cos’è prevede la legge sullo ius soli

La legge, che riguarda soprattutto i bambini nati in Italia da genitori stranieri o arrivati in Italia da piccoli, aumenta i criteri per ottenere la cittadinanza italiana.

 

Quali sono le regole attuali

L’ultima legge sulla cittadinanza risale al 1992 (ius sanguinos, dal latino, “diritto di sangue”). Prevede che un bambino è italiano se almeno uno dei genitori è italiano; oppure che un bambino nato da genitori stranieri, anche se nato in italia, può ottenere, dopo richiesta, la cittadinanza ma solo dopo aver compiuto 18 anni e solo se fino a quel momento abbia risieduto in Italia “legalmente e ininterrottamente”. Le norme attuali escludono quindi per diversi anni dalla cittadinanza e dai suoi benefici decine di migliaia di bambini nati e cresciuti nel nostro paese, e lega la loro condizioni a quella dei genitori, il cui permesso di soggiorno nel frattempo può scadere costringendo tutta la famiglia a lasciare l’italia.

 

Cosa cambierebbe con lo ius soli

La nuova legge introdurrebbe lo ius soli “temperato”: un bambino nato in Italia diventa automaticamente italiano se almeno uno dei due genitori si trova legalmente in Italia da almeno 5 anni. Non solo. Se il genitore in possesso di permesso di soggiorno non proviene dall’Unione Europea, deve soddisfare tre condizioni:

– avere un reddito non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale;

– disporre di un alloggio che risponda ai requisiti di idoneità previsti dalla legge;

– superare un test di conoscenza della lingua italiana.

L’altra strada per ottenere la cittadinanza è quella del cosiddetto ius culturae, e passa attraverso il sistema scolastico italiano. Potranno chiedere la cittadinanza italiana i minori stranieri nati in Italia o arrivati entro i 12 anni che abbiano frequentato le scuole italiane per almeno cinque anni e superato almeno un ciclo scolastico (cioè le scuole elementari o medie). I ragazzi nati all’estero ma che arrivano in Italia fra i 12 e i 18 anni potranno ottenere la cittadinanza dopo aver abitato in Italia per almeno sei anni e avere superato un ciclo scolastico.

Quanti sono interessati

Secondo uno studio della Fondazione Leone Moressa su dati ISTAT,  al momento in Italia ci sono circa 1 milione e 65mila minori stranieri. Moltissimi di questi ragazzi sono figli di genitori da tempo residenti in Italia, oppure hanno già frequentato almeno un ciclo scolastico (a volte le due categorie si sovrappongono). Sempre secondo i calcoli della Fondazione Leone Moressa, al momento i minori nati in Italia da madri straniere dal 1999 a oggi sono 634.592 (assumendo che nessuno di loro abbia lasciato l’Italia). Per quanto riguarda lo ius culturae, sono invece 166.008 i ragazzi stranieri che hanno completato almeno cinque anni di scuola in Italia, non tenendo conto degli iscritti all’ultimo anno di scuole superiori perché maggiorenni.