venerdì 26 Aprile 2024
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L’espresso di Mezzanotte

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Descrizione

«La napoletana borbotta sul fornello, mentre sto rovistando nella credenza alla ricerca del barattolo dello zucchero. La preparazione del caffè è una tradizione alla quale non so rinunciare. Bisogna versare le prime gocce del caffè appena passato in una tazzina e poi montare un cucchiaino di zucchero fin quando non si ottiene una crema densa e profumata… L’ho ribattezzato “l’espresso della mezzanotte’ perché è proprio quella l’ora in cui lo preparo più frequentemente. Mi pare che senza la tazzina del caffè, così come lo preparo io, non si possa davvero pensare ad affrontare una notte di lavoro… La casa è silenziosa, tutti riposano ed è bene cercare di evitare i rumori, vista la difficoltà che abbiamo avuto per far addormentare i bambini. Mi infilo il giaccone, prendo la borsa dietro l’attaccapanni e mi tiro dietro il portone. È ancora presto per la partenza del mio treno, e poi chissà quando arriverà, i treni merci non sono mai in orario!».

Andrea Luschi, toscano, macchinista delle Ferrovie oggi in pensione, ha vinto il Premio LiberEtà, XV edizione, con questi racconti, “piccole, preziose tracce di vita” in cui rievoca, in maniera precisa e suggestiva, il mondo antico dei ferrovieri e la sua trasformazione. In uno stile scarno, essenziale, che è graffito più che scrittura, Luschi affronta la pagina. Vite scandite dal “caffè espresso” prima del turno e dalla partenza del “treno espresso” della mezzanotte da portare a destinazione. Storie “impastate con la ghisa”, proprio come Dighedò, il vecchio macchinista della locomotiva a vapore. E di personaggi ne incontra molti Andrea nel lungo viaggio sui binari della memoria: fra treni e vaporiere spunta Gemisto, il macchinista-pugile, detto anche Resisto per via di un incontro di boxe finito male, e il campione di scacchi che fra una stazione e l’altra intavola partite “volanti”, e la Biondina, la figlia del casellante, e Ceppo detto così per le sue “fisime sul freno”, e Bùccica con il suo eterno mezzo toscano, e Cencio che “scandisce la giornata seguendo il traffico dei treni”. C’è anche la “puttana” di Lavagna che staziona nel tratto di strada a fianco della ferrovia e ogni notte, al passaggio di quel treno, può considerare finita la “giornata di lavoro”, il ciclista in fuga che, con la complicità di Pietro il casellante, ruba qualche minuto di vantaggio al gruppo grazie al sopraggiungere del treno nel momento giusto, il giorno che il giro d’Italia transitò da quel passaggio a livello. E Nello, il macchinista del primo Pendolino, la cui vita è completamente dedita alle Ferrovie, vittima di un destino beffardo… La vita dentro e intorno alle stazioni brulica di vita e di storie, mentre i treni vanno su e giù per il Paese.

Informazioni aggiuntive

Autore

Andrea Luschi

Pagine

120

Collana

Premio LiberEtà

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