lunedì 29 Aprile 2024
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Sindacati in piazza: “Il Governo cambi le politiche del Paese “

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Sindacati in piazza: “Il Governo cambi le politiche del Paese “

Spiccano i colori delle tre confederazioni sindacali nell’immensa piazza San Giovanni. Le bandiere, i palloncini, i campanacci, i tamburi di latta, i cartelli, gli striscioni, gli slogan. I volti di donne, giovani, anziani, nello stesso corteo a marciare uniti. C’è qualcosa di nuovo e di antico in piazza san Giovanni oggi, sabato 9 febbraio, che risveglia i sogni e la memoria. Questa manifestazione tappa la bocca a chi instilla odio e paure, e apre gli occhi a chi non vuole vedere come questo paese sta andando indietro. Tace la propaganda. Finalmente le parole di verità passano di bocca in bocca. Colpisce il ritrovato entusiasmo per il sindacato, lo stesso sindacato che i nuovi mandarini del palazzo vorrebbero mandare a riposo. Ritrovarsi dopo tanti anni in una piazza storica che evoca lotte che hanno conquistato diritti di civiltà epocali, indica che il vero cambiamento si sta rimettendo in cammino.

Erano sei anni che non vedevamo così tanti lavoratori e pensionati uniti come un sol pugno in piazza San Giovanni a Roma. L’ultima volta che Cgil, Cisl e Uil hanno riempito questo luogo storico del lavoro era il 22 giugno 2013. Allora a Palazzo Chigi c’era Enrico Letta, al Quirinale Giorgio Napolitano ed eravamo anche allora nel pieno della crisi economica e politica. Sei anni e sembrano un secolo: a Palazzo Chigi oggi c’è un professore chiamato Conte affiancato da due leader politici nazional populisti. Al Quirinale c’è Sergio Mattarella (e per fortuna), e l’Italia se la passa sempre male: isolata nel mondo, fanalino di coda in Europa come crescita economica, con le opere pubbliche tutte bloccate, con i pensionati usati come al solito come bancomat, con un debito pubblico mostruoso e socialmente incattivita come mai prima d’ora.

C’erano i lavoratori di ogni settore economico in piazza San Giovanni. Così tanti che quando ha iniziato a Parlare Maurizio Landini la coda del corteo era ancora in piazza della Repubblica. «Non diamo numeri di quanti siamo, in troppi ne danno, venite voi del governo a contarci, invece di andare alle manifestazioni in altri paesi fuori dall’Italia – ha detto il nuovo segretario generale della Cgil – Noi siamo per il vero cambiamento, noi siamo per la giustizia sociale, noi mettiamo al centro la persona, il lavoro, i diritti. È qui che si unisce il paese, è qui che si riunifica il mondo del lavoro dando a tutti le stesse tutele e gli stessi diritti. Siamo noi che vogliamo che in ogni luogo di lavoro ci siano gli stessi diritti. Siamo ancora noi che siamo orgogliosi della nostra Costituzione e che diciamo che va applicata in tutte le sue parti, anche in quelle che ci dice che siamo in un paese antifascista e anti razzista».

Un bel bagno di folla per il nuovo segretario Landini e un bel discorso, in sintonia con le parole di Anna Maria Furlan della Cisl e Carmelo Barbagallo della Uil. Un inno all’unità sindacale. «L’unità di questa piazza – ha detto Landini – ci dice che un altro paese è possibile, che una vera riforma delle pensioni resta ancora da fare, che una battaglia vera all’evasione fiscale e ai condoni va ancora iniziata, che la lotta alla povertà si fa in un altro modo, che il lavoro si crea non con i navigator che sono lavoratori precari, ma con gli investimenti a partire dal Mezzogiorno, che la salute si difende garantendo questo fondamentale diritto in tutte le regioni e non solo nelle più ricche».

Tanti i pensionati che abbiamo incontrato in piazza San Giovanni. Anche se la parola d’ordine era “Futuro al lavoro”. Perché loro, anche se non lavorano più, sono i primi a sapere che le pensioni possono essere pagate ogni mese finché ci sarà la gente che lavora e paga i contributi. Il giorno che il lavoro non ci sarà più come dicono gli attuali profeti della decrescita felice, non ci saranno più né le pensioni né gli ospedali, né la scuola né gli asili nido.

In piazza San Giovanni abbiamo potuto parlare con alcuni segretari regionali dello Spi. Ecco quello che ci hanno detto.

Bruno Pizzica, segretario generale dello Spi Cgil Emilia Romagna: «C’è un futuro da costruire in cui diritti del lavoro, giustizia sociale, lotta alle disuguaglianze, tutela e promozione dei più deboli costituiscano le fondamenta di un Paese capace di affrontare e superare le sue contraddizioni. Giovani, donne, lavoro anziani bambini promozione sociale sono aspetti di pari e uguale importanza. Ancora una volta lavoratori, pensionati, giovani, donne insieme per un vero cambiamento contro le politiche regressivbe di questo governo».

Ernesto Rocchi, segretario generale dello Spi di Roma e Lazio: «In questa fase di recessione economica e crisi valoriale, la presenza dei pensionati in piazza San Giovanni riveste più di un significato. Ci sono le richieste di una categoria che in questi anni di crisi ha visto diminuire il proprio potere d’acquisto e soprattutto la propria qualità  della vita col taglio di servizi sociali e sanitari; ma ci sono altresì ragioni di solidarietà pensando al valore che per tutti riveste il lavoro. Senza questo, diventa difficile parlare di pensioni. Per questo siamo qui oggi. Vogliamo lavoro per i giovani, vogliamo un paese che investa sul loro futuro».

Stefano Landini, segretario generale dello Spi Lombardia: «Senza lavoro non c’è futuro né  pensioni. Ecco perché siamo in piazza: per diminuire lo spread che esiste sulla qualità sociale di milioni di italiani. Ormai nel nostro paese è diventato un lusso ammalarsi ed essere povero sembra una colpa».

Gianni Forte, segretario generale dello Spi della Puglia: «Oggi siamo qui per difendere le pensioni, ma è il lavoro che le garantisce e deve essere creato, soprattutto per i giovani. La generosità dei pensionati che al Sud aiutano figli e nipoti non può bastare. Il Sud sta soffrendo oltremodo la crisi e la diminuzione dei servizi: per questo abbiamo bisogno di investimenti, materiali e immateriali. Il governo invece, risponde con il regionalismo differenziato che aumenterà ancora di più la forbice tra regioni ricche e regioni che ricche non sono. Servono investimenti per far restare al Sud i giovani che stanno emigrando».

Giusto una postilla per quelli che se la prendono tanto con i migranti: «Ma lo sanno – gli ha mandato a dire Maurizio Landini – che l’anno scorso i giovani italiani che sono dovuti emigrare sono stati di più dei giovani che sono arrivati in Italia provenienti da altri paesi?». Meditate gente, prima di vomitare odio contro chi viene qui per spezzarsi la schiena nei campi a raccogliere pomodori e frutta da mettere sulle nostre tavole. Non è una pacchia, come dicono quelli che si fanno gli autovideo su facebook. Così come non è una pacchia andare in bici di notte con la pioggia o col gelo col rischio di finire sotto una macchina per consegnare un pizza senza avere diritti e tutele. Rider e braccianti africani erano insieme in piazza San Giovanni. Perché uniti si cambia.