venerdì 26 Aprile 2024
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Ape social e ape volontaria. Tutto quello che c’è da sapere

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Ape social e ape volontaria. Tutto quello che c’è da sapere

APE SOCIALE

Ci sono aggiornamenti sull’Ape sociale. L’indennità che consente di andare in pensione prima, frutto dell’accordo tra governo e sindacati, riproposta e aggiornata nell’ultima legge di bilancio, contiene un’importante novità per le donne che lavorano. Dal 1° gennaio di quest’anno le lavoratrici madri possono andare in pensione prima con uno sconto di un anno per ogni figlio messo al mondo fino a un massimo di due anni. Grazie a questa norma le lavoratrici madri potranno richiedere l’Ape sociale con 28 o 34 anni di contributi a seconda dei casi. L’Ape resterà in vigore per tutto il 2018. Le date di scadenza per la presentazione della domanda sono il 31 marzo e il 30 novembre.

Come funziona l’ape sociale. Questo strumento legislativo è la chiave per andare in pensione prima del tempo. Con un assegno pagato dallo Stato fino a 1.500 euro lordi al mese per dodici mensilità. Se il risultato dei calcoli si presenta superiore, gli uffici dell’Inps bloccano la rata alla soglia dei 1.500 euro. Si ricorda poi che l’assegno è compatibile con i redditi da lavoro dipendente, parasubordinato e autonomo, ma il reddito non deve superare comunque il tetto di 8.000 euro per i primi due e di 4.800 per quello autonomo. Attenzione, però. Non basta avere 63 anni di età e la residenza italiana per ottenere l’Ape. Occorre anche avere dei requisiti particolari. Ecco quali.

1) Persone disoccupate che hanno terminato le indennità Inps da almeno tre mesi. Vi rientrano anche i disoccupati per fine del contratto a termine, a condizione che abbiano lavorato almeno diciotto mesi nei tre anni precedenti.

2) Persone invalide al 74 per cento.

3) Persone che assistono da almeno sei mesi familiari invalidi gravi. Vale per il coniuge (compreso l’unito civilmente), il genitore e il figlio. Da quest’anno sono compresi anche i parenti e gli affini conviventi di secondo grado (fratelli, sorelle, nipoti, nonni, cognati), ma solo se il coniuge o i genitori di essi sono invalidi gravi, o hanno almeno settant’anni, oppure sono deceduti.

4) Persone che hanno svolto lavori gravosi per almeno sei anni negli ultimi sette, oppure per almenosette negli ultimi dieci. Si tratta di quindici categorie, quali ad esempio edili, personale viaggiante e conduttori di convogli ferroviari, infermieri e ostetriche che lavorano a turni, docenti di scuola d’infanzia e asili nido, siderurgici, pescatori, marittimi.

Le persone inserite nei primi tre gruppi devono avere almeno trent’anni di contributi, per il quarto gruppo sono necessari trentasei anni.

Le scadenze 2018 per le nuove domande. Le date di scadenza per la presentazione della domanda sono:

  • 31 marzo 2018. Prima finestra per la presentazione delle nuove domande;
  • 30 novembre 2018. Seconda finestra temporale valida per la presentazione delle domande di quest’anno.

Fondo Ape sociale. Viene istituito il fondo Ape sociale ai fini del concorso al finanziamento dell’eventuale estensione della prestazione con decorrenza successiva al 2018 da disciplinare con specifico e successivo intervento legislativo. Il fondo è già finanziato con una dotazione che può essere incrementata da risparmi di spesa relativi alla stessa prestazione.

Le due finestre per la presentazione della domanda. La data di presentazione delle domande vale come diritto di precedenza rispetto alle disponibilità finanziarie dell’Inps. Tuttavia, al fine di consentire un accesso anche a coloro che maturano i requisiti a fine anno, è stata prevista un’ulteriore finestra da poter utilizzare al 30 novembre 2018. Per i lavoratori precoci l’accesso all’Ape sociale poteva essere eseguito solo entro il 28 febbraio 2018. Chi non ha fatto in tempo può utilizzare l’ultima finestra temporale del 30 novembre 2018. Una finestra intermedia, come per gli altri beneficiari dell’Ape sociale, non è ammessa per i lavoratori precoci.

Tasse e tredicesima. L’Ape non ha tredicesima né rivalutazione annuale ed è tassato alla stregua del lavoro dipendente. Per avere l’Ape bisogna smettere di lavorare, ma ciò non esclude che successivamente si possa cumulare con piccoli redditi di lavoro: fino a ottomila euro annui per lavoro dipendente, fino a 4.800 per quello autonomo. L’anticipo è previsto fino al raggiungimento dell’età pensionabile: 66 anni e sette mesi. Ma se nel frattempo l’età salirà l’Ape verrà pagato per gli ulteriori mesi, per saldare insieme la fine dell’assegno con l’inizio della pensione.

 

APE VOLONTARIA 

Da oggi possono partire le prime domande di certificazione all’Inps per accedere all’Ape volontaria, ovvero il “prestito finanziario con garanzia pensionistica”.
La platea è di 300mila persone per il 2018 e altre 115mila nel 2019.

Da oggi si può andare sul sito dell’Inps anche per la simulazione di spesa. In questo modo i soggetti che vogliono accedere all’Ape volontaria possono orientarsi sugli importi da chiedere e sulla durata del prestito.

Si tratta di un vero e proprio prestito il cui costo totale (il Taeg) è per ora il 3.4% annuo. E tale rimarrà per il ventennio di rate, come fosse un mutuo a tasso fisso. Ma poi soggetto all’andamento del mercato e dunque a possibili rialzi nel corso dei primi due anni sperimentali (questo e il prossimo).

Come funziona 
Possono chiedere l’Ape i lavoratori con almeno 63 anni e siano distanti non oltre 3 anni e sette mesi dalla pensione di vecchiaia purché abbiano maturato almeno 20 anni di contributi. Il requisito anagrafico minimo sale a 63 anni e cinque mesi nel 2019 dato che cresce di cinque mesi l’età per l’accesso alla pensione di vecchiaia (arrivando a 67 anni). La pensione certificata dall’Inps al netto della rata di ammortamento corrispondente all’Ape richiesta, deve essere pari o superiore a 1,4 volte il trattamento minimo (quindi nel 2018 a 710,388 euro al mese).  Non possono ottenere l’Ape coloro che hanno già maturato il diritto alla pensione.

L’importo del prestito sarà commisurato alla pensione di vecchiaia ed erogato fino alla maturazione dei requisiti per la pensione. Gli interessati richiedono la certificazione della pensione futura all’Inps da cui ottengono informazioni su durata e ammontare dell’Ape e su banche e assicurazioni aderenti all’iniziativa. Il richiedente sottoscrive on line la proposta e la quantità prescelta dell’Ape. Dopo le opportune verifiche, gli viene accreditato in rate mensili l’importo dell’anticipo pensionistico. Raggiunta l’età della pensione di vecchiaia, l’Inps eroga l’assegno pensionistico al netto della rata di ammortamento del prestito (inclusa la restituzione di capitale, gli interessi e l’assicurazione).

In caso di morte l’assicurazione ripaga il debito residuo e l’eventuale reversibilità viene corrisposta senza decurtazioni. Dopo venti anni dal pensionamento, termina la restituzione delle rate di ammortamento e la pensione torna al suo livello “normale”.

Si può uscire 3 anni prima con non più del 75% della futura pensione di vecchiaia. Due anni con l’80% massimo. Un anno con l’85%. Si può poi prendere l’Ape e continuare a lavorare, senza limiti di reddito e di orario, compreso il part-time.

Sull’ape non si pagano né le tasse né i contributi.

Come si fa richiesta
Le domande da presentare sono due: la prima all’Inps per accertare i requisiti; la seconda dopo l’ok finale dell’istituto previdenziale (che può arrivare entro due mesi) per ottenere il finanziamento vero e proprio e l’assicurazione abbinata.