Una vita spesa al servizio della legalità e nel contrasto alle mafie. Questa la motivazione alla base dei riconoscimenti ricevuti oggi al Premio Pio La Torre da sindacalisti, amministratori locali, dipendenti pubblici e giornalisti. La cerimonia si è svolta oggi presso l’Auditorium Biagi, sala Borsa, in Piazza del Nettuno, a Bologna.
Il premio, giunto all’ottava edizione, è dedicato alla memoria del sindacalista Cgil, poi presidente della regione Sicilia, fu ucciso da Cosa nostra a Palermo il 30 aprile 1982, assieme al suo collaboratore Rosario Di Salvo, per il loro impegno sui temi della lotta alla mafia, per la pace, la democrazia e la legalità. Promosso da Avviso Pubblico, Cgil nazionale e Federazione nazionale della Stampa italiana, il premio vuole valorizzare, con riconoscimenti e menzioni speciali, casi ritenuti di alto valore civile e politico aventi come protagonisti sindacalisti, amministratori locali, dipendenti pubblici e giornalisti che, svolgendo la loro attività, si sono particolarmente distinti nella difesa della democrazia, nella prevenzione e nel contrasto alle mafie, alla corruzione, all’illegalità e per la diffusione di una cultura della legalità e della responsabilità.
I premiati
A ricevere il prestigioso riconoscimento davanti al presidente del centro studi Pio La Torre Emilio Miceli, insieme ai giornalisti giornalisti Cristiano Cadoni e Gilda Ferrari, agli amministratori locali Giovanni Gargano, Marzio Ceselin e Michele Di Sceglia, anche tre giovani sindacalisti: Giuseppe Celeste, Pashmin Kaur e Alessio Maganuco. Premio alla memoria anche per Sathman Singh, bracciante deceduto a Sabaudia, in provincia di Latina, il 17 giungo 2024 a seguito di un grave incidente sul lavoro, frutto non di una fatalità, si legge nella motivazione, ma di un modello di sfruttamento criminale.
Ventottenne, Alessio Maganuco ha maturato il suo impegno nell’antimafia sociale già alle scuole superiori tramite il suo impegno nel Presidio territoriale di Libera. Attualmente lavora per l’Flc (Federazione lavoratori della conoscenza) di Cremona e continua a collaborare attivamente con lo Spi Cgil e con la Cgil occupandosi direttamente di beni confiscati. È anche presidente di un circolo Arci sul territorio e fa parte del direttivo regionale Arci e fa parte della segreteria provinciale di Libera.
È grazie all’attivazione di percorsi e laboratori formativi sui temi della legalità che Maganuco, intrecciando il suo incarico in Cgil con il suo impegno in Arci e Libera, promuove la partecipazione di oltre un migliaio di ragazzi ai percorsi di formazione sulla legalità mentre centinaia sono gli studenti che anno dopo anno partecipano ai campi antimafia promossi dalla Cgil e dallo Spi Cgil di Cremona insieme all’associazione di terzo settore Una Casa anche per te Onlus (Ucapte) e Libera Masseria.
Insieme alla Cgil, allo Spi di Cremona, a Ucapte e Libera Masseria, con la sua attività si arriva alla sistemazione di importanti beni confiscati della provincia di Cremona dove si registrano circa 120 beni confiscati alle mafie. In particolare, i percorsi di riqualificazione e riuso sociale dei beni confiscati si realizzano ad Arluno, Trezzano sul Naviglio e Spino d’Adda dove un ambizioso progetto di riuso sociale – promosso proprio dalla Cgil e da Spi insieme all’amministrazione comunale, Ucapte e Libera Masseria – sta ridando vita, a Spino d’Adda, a uno dei beni confiscati più grandi del Nord Italia.
«La legge è uguale per tutti?»
A Bologna, presenti il sindaco della città Matteo Lepore e Franco La Torre, figlio di Pio La Torre, la giornata si è aperta con il convegno dal titolo “La legge è ancora uguale per tutti? – I diritti dei cittadini, l’autonomia della magistratura”. Con loro anche il Segretario generale Cgil, Maurizio Landini e il Presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia.
«La battaglia per la democrazia è fondamentale per combattere la mafia», ha affermato Franco La Torre ricordando l’opera del padre, tra i più incisivi nel denunciare la continua commistione delle mafie con il potere politico ed economico. Una saldatura che «aveva e ha ancora oggi come effetto lo sfruttamento dei lavoratori e il loro assoggettamento anche nel momento della scelta del voto».
«Affermare i diritti delle persone – ha aggiunto nel suo intervento il segretario generale della Cgil Maurizio Landini – vuol dire da un lato che le stesse devono essere libere e non ricattabili. Dall’altro che serve una cultura fondata sull’impegno personale ma anche su etica e valori perché la sconfitta della mafia sarà possibile solo se il contrasto parte da un un processo collettivo. C’è bisogno di militanza, anche nel lavoro, che deve essere occasione di impegno per trasformare la società, non solo strumento di sostentamento. Invece – ha aggiunto Landini – il diritto di sciopero, senza il quale non c’è democrazia, viene messo in discussione. I provvedimenti del governo in questo senso assumono il sentore di decisioni autoritarie. C’è un disegno preciso, dall’autonomia differenziata ai provvedimenti sulla magistratura fino alle limitazioni al diritto di sciopero, per reprimere gli strumenti di controllo e di esercizio dei diritti costituzionali a disposizione della società. Nel nostro paese sono più di tre milioni le persone che lavorano in nero, e chi vive questa condizione non è libero».
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Da otto anni si è scelto di celebrare l’evento nella data simbolo del 13 settembre, ovvero il giorno in cui, nel 1982, fu pubblicato in Gazzetta Ufficiale il testo della legge n. 646, meglio nota come Legge Rognoni-La Torre. Per la prima volta, con quella norma, veniva introdotto nel nostro ordinamento il reato di associazione a delinquere di tipo mafioso e la confisca dei patrimoni illecitamente accumulati da parte di coloro che si erano macchiati di tali reati.
Ad introdurre il dibattito, insieme a Matteo Lepore e Franco La Torre, è stato Alessio Festi, responsabile delle Politiche della legalità della Cgil. Sono seguiti poi gli interventi di Rosy Bindi, già Presidente della Commissione parlamentare Antimafia XVII Legislatura, Alessandra Costante, Segretaria Generale Fnsi, Roberto Montà, Presidente di Avviso pubblico, Giuseppe Santalucia, Presidente dell’Associazione nazionale magistrati. A presiedere l’incontro c’era Stefania Pellegrini, Professoressa ordinaria all’Università di Bologna, mentre le conclusioni sono state affidate al Segretario generale della Cgil, Maurizio Landini.
In memoria di Pio La Torre
Al termine del convegno, coordinata da Stefania Pellegrini, si è svolta la tradizionale cerimonia di conferimento del “Premio Pio La Torre”, con la partecipazione del Presidente del Centro studi “Pio La Torre”, Emilio Miceli. «Il conferimento del riconoscimento alla memoria di Pio La Torre – hanno spiegato i promotori – intende evidenziare come nella società civile e nel mondo delle professioni che rappresentiamo vi siano persone, sindacalisti, giornalisti, amministratori locali, che con passione, coraggio e competenza, esercitano questa azione: sono i nostri anticorpi contro l’illegalità, che vanno coltivati, sostenuti e riconosciuti».