L’Aquila, sanità a rischio per gli anziani e non solo

0
1819

Aree interne dimenticate, trascurate, senza servizi sanitari. Aree interne dove gli anziani sono sempre più in difficoltà. Sono i comuni della nostra Italia, borghi e cittadine di provincia spesso dimenticate da tutto e tutti. Accade così che in un centro niente affatto piccolo, ma che di traumi ne ha subiti molti, come l’Aquila, i sindacati si ritrovino a doversi mobilitare per la mancanza di personale sanitario e l’abolizione di alcuni servizi di fondamentale importanza. All’Ospedale San Salvatore da mesi non esiste più il servizio di mammografia, importantissimo per la cura e la prevenzione dei tumori al seno. E da mesi la situazione delle liste d’attesa è insostenibile.

“Siamo di fronte a un gigantesco problema, soprattutto per le donne”, ci spiega Marilia Di Paolo responsabile del coordinamento donne del sindacato dei pensionati della Cgil provinciale dell’Aquila. E sarà proprio lo Spi, insieme alla Cgil tutta e alla Funzione Pubblica, uno dei promotori della mobilitazione di venerdì 12 luglio davanti all’Ospedale aquilano per chiedere alla Regione interventi urgenti.

La questione riguarda soprattutto la popolazione anziana. Sono gli anziani infatti a curarsi più dei giovani. Sono le donne più avanti con l’età e quelle anziane a ricorrere alla mammografia. Sono loro, più di altri, a fare le spese di questa situazione difficile.
“È noto ormai da mesi – dicono il segretario generale dello Spi Cgil Orante Venti, quello della Funzione Pubblica Anthony Pasqualone, e il segretario generale della Cgil provinciale Francesco Marrelli – che è stato interrotto lo screening gratuito mammografico per i tumori al seno proprio a causa della carenza di personale in servizio nella Asl. Studi scientifici hanno dimostrato quanta importanza assume una accurata prevenzione attraverso gli screening, esami condotti a tappeto su una fascia più o meno ampia della popolazione che hanno lo scopo di individuare una malattia o i suoi precursori prima che si manifesti attraverso sintomi o segni. Nel territorio provinciale tale buona prassi non viene più garantita poiché non vi è personale sufficiente ad erogare tutte le prestazioni necessarie”.

Ma il quadro del Servizio Sanitario Provinciale è, secondo i segretari, ancora più sconcertante: “Lunghissimi sono i tempi di attesa per moltissime tipologie di prestazioni, sia di tipo diagnostico, sia per quanto riguarda diverse prestazioni specialistiche. Riteniamo che in tale contesto, che palesa un malgoverno delle liste di attesa, vengono fortemente colpite e danneggiate le fasce più deboli, ovvero tutti coloro che hanno problemi di salute e tutta quella fascia di popolazione che si trova in una situazione di disagio economico e che, non potendosi permettere soluzioni alternative rivolgendosi a pagamento a strutture private, è costretta a rinunciare alle cure”. I numeri parlano chiaro: 269 giorni per una Tac addominale, 182 giorni di attesa per una visita gastroenterologica, 269 giorni per una Tac addominale, 416 giorni per un ecodoppler.

Il sindacato denuncia il fatto che la Regione abbia ovviato a questo problema assumendo solo dei precari. Mentre invece bisognerebbe assumere molto più personale per riattivare i servizi e garantire liste d’attesa più contenute per tutte le altre prestazioni sanitarie.

Il problema è lo stesso in tutta Italia. La Sanità è a rischio perché c’è poco personale. Ne avevamo parlato anche sul nostro sito poco tempo fa. “Il personale è poco e fa turni pazzeschi, niente ferie estive”, dicono i sindacati.

La Cgil insieme allo Spi e alla Funzione Pubblica provinciali dell’Aquila hanno chiesto un’audizione alla quinta commissione regionale, quella che si occupa della salute. Ma non c’è stata nessuna risposta ancora. Per questo il 12 luglio si scenderà in piazza.

“Le richieste nostre sono per una sanità più equa e più giusta per le aree interne che sono le più depresse della nostra regione e della nostra provincia”, ha concluso la responsabile del coordinamento donne Marilia Di Paolo.