sabato 20 Aprile 2024
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Violenze contro immigrati, Pedretti (Spi Cgil): «Non degno di un paese civile»

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Violenze contro immigrati, Pedretti (Spi Cgil): «Non degno di un paese civile»

Ventiquattro aggressioni fisiche, otto aggressioni con armi ad aria compressa e due omicidi compiuti dal primo giugno di quest’anno ai danni di immigrati. Qualcuno sta disegnando su google, episodio dopo episodio, questa mappa del disonore ( www.google.com/maps/d/viewer?mid=1kjmhct5NVKjSwAfo9OndqprhgQ6OEr8A&ll=45.44050789999999%2C12.320727499999975&z=8), registrando città e strade in cui si è consumata la violenza fisica nei confronti di emigrati in Italia. In media siamo a più di uno ogni due giorni.
Se dalla visione d’insieme si scende nel dettaglio si possono vedere anche gli effetti dell’intolleranza, oltre a conoscere le storie di queste persone vittime di odio razzista.

L’occhio ferito e tumefatto di Daisy Osakue, ad esempio, primatista italiana under 23 di lancio del disco, nata a Torino da genitori nigeriani: colpita in pieno volto da un uovo lanciato da un’auto in corsa, nella notte tra il 29 e 30 luglio, a Moncalieri, mentre attraversava la strada. «L’hanno fatto apposta. Non volevano colpire me come Daisy, volevano colpire me come ragazza di colore», ha riferito l’atleta. «Mi era già capitato di essere vittima di episodi di razzismo, ma solo verbali. Quando però si passa all’azione, significa che si è superato un altro muro». Giovedì Daisy gareggerà a Berlino indossando la maglia della nazionale italiana perché, ha affermato, «cascasse il mondo parto comunque con la squadre e a Berlino vado assolutamente».

«È insopportabile e inaccettabile il silenzio del governo e del ministro dell’Interno sugli omicidi, gli attentati i pestaggi e gli oltraggi nei confronti degli immigrati», ha denunciato dopo questo episodio il segretario generale della Cgil Susanna Camusso annunciando in un tweet che “la Cgil è pronta ad assumere iniziative di difesa e tutela dei nostri nuovicittadini. #torniamoumani”.

Ad Aprilia, in provincia di Latina – nota alle cronache anche per lo sfruttamento schiavista ai danni di migliaia di immigrati indiani costretti dai datori, bianchi e italianissimi, a lavorare per dodici ore tutti i giorni nei campi e nelle stalle, con paghe orarie che non superano i quattro euro – ad Aprilia, dicevamo, un gruppetto di “giustizieri della notte” ha rincorso un’auto sospetta che si aggirava nella loro zona. Una folle corsa che ha avuto come esito l’uscita fuori strada dell’auto dei presunti ladri e la morte di un immigrato marocchino. Le indagini stabiliranno se lo abbiano ucciso le botte ricevute o se le cause siano altre, ma intanto “i guerrieri” si dicono disperati.

Che dire poi di ciò che è accaduto a un signore senegalese di 39 anni, dal 2000 in Italia, sposato con un’italiana e con un figlio di 16 anni, residenti a Roseto degli Abruzzi (Teramo): si era recato presso gli uffici territoriali della Asl di Teramo, a Giulianova, per chiedere il rinnovo del libretto sanitario ma per tutta risposta è stato insultato da un dipendente che gli avrebbe detto la frase «qua non c’è il veterinario», come denunciato ai Carabinieri dall’uomo. La Asl di Teramo, su disposizione del direttore generale Roberto Fagnano, ha aperto un’inchiesta interna sulla vicenda.

Indicativo dell’aria che tira è infine l’episodio accaduto nella Stazione Centrale di Milano e che ha visto protagonista un imprenditore e militante leghista di lungo corso, candidato alle ultime elezioni politiche alla Camera, ma non eletto. Anziché chiamare le forze dell’ordine, ha preferito estrarre una pistola, regolarmente detenuta, per minacciare un immigrato, colpevole, a suo avviso, di aver importunato e molestato sua moglie e sua figlia. Sull’episodio faranno chiarezza gli agenti della polizia ferroviaria, ma ricorda tanto gli inviti, da parte di qualche leader politico, alla giustizia fai da te.

«Quando si soffia sul fuoco del razzismo e dell’intolleranza, quando si cita Mussolini nel giorno della sua nascita, quando si predica la libertà di sparare questi sono i risultati» commenta il leader dei pensionati Cgil Ivan Pedretti, tra le cui fila militano ancora coloro che il fascismo, con le sue leggi razziste, lo hanno subìto ma anche combattuto, «I peggiori istinti del nostro paese – conclude Pedretti – sono stati sdoganati e sono entrati nelle istituzioni. Non c’è nessun motivo che giustifichi questa pericolosissima deriva. Nessuno! Bisogna reagire».

Soumaila Sacko è morto, invece, colpito da un proiettile. Ucciso mentre stava recuperando alcune lamiere in un vecchio stabilimento abbandonato in località “ex Fornace” di San Calogero, in Calabria. Gli servivano per fare il tetto della baracca in cui viveva. Una delle tante che gli immigrati, dimenticati dalle istituzioni, sono costretti a edificare per avere un posto dentro cui dormire. Villaggi osceni dove uomini, donne e bambini sono costretti a vivere anche in millecinquecento. Paesi nuovi senza sindaci né farmacie, senza fogne e luce, senza legge e chissà se con un Dio. Bidonville tollerate per l’incapacità cronica di far rispettare le regole dopo non averle per primi rispettate, ma anche perché a certi imprenditori quella carne da lavoro serve per riempire le proprie tasche di denaro e a far fallire chi invece, tra gli imprenditori, le regole le rispetta, anche quelle contrattuali. Era un migrante regolare del Mali, Soumaila Sacko, bracciante sfruttato nei campi agricoli di Reggio Calabria, padre di una figlia di 5 anni. Soumaila era impegnato nella lotta allo sfruttamento e lavorava per un salario di tre euro l’ora al giorno. Era un sindacalista che aiutava i suoi compagni ad avere più diritti. Il governo lo ha ricordato dopo un silenzio che è apparso pericolosamente “indifferente”.

Infine, in questa carrellata di “sdoganati”, c’è anche chi spara agli immigrati con fucili e pistole ad aria compressa. C’è chi lo ha fatto gridando “Salvini, Salvini”, come testimoniato alle forze dell’ordine dai due immigrati vittime di un agguato subìto a Caserta; chi galoppando in sella ai propri scooter, come i tre 23enni italiani, a Latina Scalo, immortalati dalle telecamere mentre colpivano immigrati fermi alla stazione dei bus; chi, infine, colpendo alla schiena, come accaduto in provincia di Vicenza, Lenny Delgado, un operaio originario di Capoverde che stava mettendo a posto le luminarie in vista della festa promossa dalla pro loco di Cassola. Il pistolero si è giustificato così: «Stavo mirando a un piccione, poi è partito un colpo che è rimbalzato su un ostacolo, ha cambiato direzione e ha centrato l’operaio. Imploro il suo perdono. Non ho per niente una buona mira, in compenso sono davvero tanto sfortunato».

«Non ci giriamo intorno», ha scritto sull’Huffington Post, Ivan Pedretti ( https://www.huffingtonpost.it/2018/07/31/sullodio-e-il-razzismo-non-saremo-neutrali_a_23492987/?utm_hp_ref=it-homepage). «Anche tra gli iscritti alla Cgil c’è chi sostiene le ragioni del governo giallo-verde, c’è chi lo ha votato e c’è chi ne condivide lo spirito e le modalità. Le motivazioni – osserva il segretario generale dello Spi Cgil – sono molteplici, prima fra tutte quella di non essersi sentiti rappresentati e tutelati dalle politiche messe in atto in questi anni dalla sinistra. Di certo c’è che un peso rilevante ce lo ha avuto la crisi che ha minato le certezze, che ha ridotto i diritti dei cittadini e che non è stata ancora risolta. Ma non possiamo negare che un impatto determinante lo ha avuto anche la questione migratoria, la paura del diverso e l’agitato pericolo di un’invasione di immigrati nel nostro paese che però sappiamo essere molto più percepita che reale».
«Nella stragrande maggioranza dei nostri iscritti – continua Pedretti – prevale una condanna e una presa di distanze dalle parole e dagli atteggiamenti del Ministro degli Interni Matteo Salvini. Dobbiamo però essere anche consapevoli che c’è anche chi ne condivide gli obiettivi, le modalità e il linguaggio. Non possiamo e non dobbiamo mettere la testa sotto la sabbia, ma affrontare quindi il problema per quello che è. Lo dico senza paura di essere smentito: quello che sta succedendo sull’immigrazione non è degno di un paese civile. Il problema non è il singolo, non è la persona di Salvini, ma l’azione del governo stesso. Perché ricordo a tutti che il governo è uno solo e non ci sono i buoni da una parte e i cattivi dall’altra».
«È partito da poco il Congresso della Cgil. Da settembre in poi ci saranno decine di migliaia di assemblee con i lavoratori e i pensionati in tutto il paese. Abbiamo una responsabilità grande, un ruolo importante e la possibilità di incidere. È ora che questo ruolo lo giochiamo a pieno, a viso aperto e senza tentennamenti. Di fronte all’odio, alla violenza, al razzismo e all’intolleranza non possiamo più permetterci di essere neutrali».