Viaggio nelle Leghe: Treviso

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Treviso. Da Vicenza, ci spostiamo a Treviso, aggirando i cantieri della Pedemontana veneta in costruzione. Marostica, Bassano del Grappa, Montebelluna, quindi deviamo verso sud, lungo una delle dorsali industriali venete che da sola generava, negli anni d’oro, un Pil superiore a quello della Grecia, e sfornava posti di lavoro più numerosi delle braccia disponibili. Andiamo a vedere da vicino la “macchina da guerra” dello Spi trevigiano, capitanata dall’energico segretario provinciale Paolino Barbiero.

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È arrivato alla guida dello Spi nell’ottobre 2012, dopo essere stato segretario della Cgil. Barbiero ha impresso una sterzata organizzativa, rinunciando ad avere una lega per ogni comune, e optando per le leghe intercomunali con almeno mille iscritti: 22 in tutto, di cui 18 con una sede propria. «Il vantaggio – spiega – è di avere personale competente e qualificato da impiegare a seconda delle situazioni per dare ai nostri utenti risposte all’altezza. All’origine di questa scelta c’è anche una ragione demografica: una popolazione molto distribuita sul territorio. Certo ora abbiamo meno sedi, ma più risorse umane da impegnare in altre attività». Se il salto dello Spi Veneto in termini di iscritti è stato possibile, è anche grazie ai dati che arrivano da Treviso: 41 mila tesserati, pari a più di un quinto dell’intera regione. Qui si fa contrattazione sociale in 90 dei 95 Comuni della provincia, da cui nel 2015 sono scaturiti ben 71 protocolli di intesa. La parola d’ordine è “risultato”. «Parliamo con tutti, anche con i sindaci della Lega Nord, di tariffe dei servizi e di tassazione, ma anche di riqualificazione urbana e industriale». In campo sociosanitario, dal 2014 la segreteria dello Spi ha deciso di impegnare una parte dei propri volontari per presidiare le case di riposo. Oggi, lo Spi è presente nei dodici istituti più importanti, tra cui il “Bon Bozzola”, a Conegliano. «Diamo un servizio ai pensionati e alle loro famiglie, verifichiamo se la pensione è giusta e se è possibile incrementarla. Ma supportiamo anche il personale, cui diciamo come muoversi sul contratto. L’idea è di una rete che si allarga e non che si chiude su se stessa», dice Barbiero.