Truffe agli anziani: obiettivo sicurezza

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I reati contro le persone anziane sono in aumento. E le tecniche dei malviventi si fanno sempre più raffinate. Conoscerle aiuta a tenerli alla larga. Cominciamo dalle truffe.

Le persone anziane sono le più esposte alle truffe. Gli autori di questo odioso reato sono malviventi senza scrupoli che non hanno riguardo delle condizioni di fragilità delle vittime. Si presentano bene in apparenza: eleganti, di bella presenza, dai modi gentili, raramente violenti, rassicuranti, capaci di persuadere, ma soprattutto di agire sull’emotività della vittima per ottenerne la fiducia e fare breccia nelle sue difese. Non è facile smascherarli. L’unico modo che abbiamo per non cadere nei loro raggiri è conoscerne le tecniche, che però cambiano sempre. Per cui bisogna tenersi aggiornati, parlarne con gli amici, leggere le notizie dei giornali locali.

Cos’è una truffa? Dal punto di vista giuridico si verifica una truffa quando qualcuno tenta di ottenere un vantaggio a scapito di un’altra persona indotta in errore per mezzo di “artifici o raggiri”. Qualcuno sostiene che la parola “truffa” derivi dal francese truffe, che significa tartufo. Il prezioso tubero, infatti, veniva utilizzato per imbrogliare le vittime inconsapevoli e golose. È plausibile che la parola “tartufo”, intesa come tubero, venisse usata anche per indicare una persona poco sveglia o credulona, facile al raggiro. «Suo figlio ha avuto un incidente stradale!». Ecco una delle affermazioni capaci di agire sull’emotività di ogni madre o padre, abbattendo qualsiasi difesa e precauzione. È questa solo una delle modalità adottate per portare a termine imbrogli che quotidianamente mietono vittime, pressoché ovunque nel nostro paese.

Abili attori. I truffatori si trasformano spesso in abili attori simulando telefonate con le vittime di turno. In realtà si tratta di loro complici istruiti a rispondere anche alla vittima del raggiro, cui viene passato il telefono. È così che alcune vittime hanno addirittura accettato di farsi accompagnare in banca e consegnare al truffatore il denaro per saldare il debito o aiutare il congiunto di turno. Nella sola città di Verona, questa modalità di truffa ha fruttato più di trentamila euro ai malfattori, prima che la polizia riuscisse ad arrestarli.

A cosa fare attenzione. Quali sono gli elementi rilevanti a cui bisogna fare attenzione in questi casi?

Sette consigli per riconoscere un tentativo di truffa e non cadere nei tanti tranelli messi in atto dai criminali

1. Cercare di non fermarsi alle apparenze perché «l’abito non fa quasi mai il monaco».
2. Resistere alla tentazione di concedere fiducia a tutti i costi: il più delle volte non c’è quella fretta che la situazione e l’ansia della notizia sembrano richiedere.
3. Cercare, per quanto possibile, di approfondire la situazione: se fanno il nome di nostro figlio, poniamo loro qualche domanda utile per capire se e dove l’hanno conosciuto e chiediamone una descrizione. Comunque facciamo in modo di chiedere ulteriori particolari del nostro congiunto che un truffatore potrebbe non conoscere.
4. Richiedere l’aiuto di una persona di fiducia, un vicino o un congiunto raggiungibile, se possibile.
5. Riferire alla persona che, in ogni caso, telefoneremo ai numeri delle emergenze per verificare se quanto raccontato corrisponda al vero. D’altro canto, in questi casi, la prima cosa da fare è cercare di mettersi in comunicazione con l’ospedale dove il congiunto sarebbe ricoverato.
6. Chiamare il 118 per chiedere notizie dell’eventuale incidente.
7. Mantenere la persona fuori dalla nostra abitazione. È raro che una notizia di questa portata ci venga riferita da uno sconosciuto, piuttosto che da operatori di polizia o da personale sanitario con una telefonata. Pertanto, in questi casi sarà sempre ragionevole diffidare.