venerdì 19 Aprile 2024
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Giornata mondiale dell’Alzheimer. Le sfide che ci aspettano

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Giornata mondiale dell’Alzheimer. Le sfide che ci aspettano

50 milioni di persone in tutto il mondo, 600mila delle quali in Italia. C’è una nuova diagnosi di Alzheimer ogni 3 secondi e si stima che nel 2050 i casi saranno il triplo di quelli odierni. Ma nel nostro paese la rete di assistenza ai malati e ai loro familiari soffre terribilmente la mancanza di un’adeguata legge sulla non autosufficienza. Il 21 settembre è la giornata mondiale dell’Alzheimer, un giorno speciale per riflettere su ciò che c’è da fare, sulle criticità del sistema sanitario nazionale, sulle sfide che ci aspettano.

I pazienti affetti da Alzheimer non soffrono solo di una progressiva perdita della loro capacità intellettiva, ma subiscono anche un’inadeguata organizzazione assistenziale nelle cure primarie e una riduzione della aspettativa di vita.
La ricerca, soprattutto negli ultimi anni, ha dimostrato in modo inequivocabile che una diagnosi precoce può contribuire alle cure delle persone colpite da demenza. Individuare per tempo i segnali e i sintomi nella fase iniziale è il modo migliore per sconfiggere la malattia. E prevenire i casi di Alzheimer e di demenza significa non solo contribuire a creare migliori situazioni di salute e di vita ai malati e ai loro familiari. Significa anche abbassare drasticamente i costi del sistema sanitario. Prevenire vuol dire far vivere meglio le persone, disporre di cure più idonee e caricare meno il sistema di costi legati agli stadi più avanzati della malattia, quando la presa in carico delle persone malate diventa più onerosa per tutti.

Eppure c’è ancora molto da fare. Le famiglie degli anziani colpiti da demenza non hanno un adeguato supporto organizzativo ed economico. Le associazioni di terzo settore, che spesso si si occupano di affiancare e assistere i malati, agiscono senza un adeguato supporto del sistema sanitario pubblico. Mancano risorse e quelle che ci sono vengono spesso utilizzate in modo disorganico. “Si sconta la mancanza di una legge nazionale e di un coordinamento tra i vari settori che operano nella cura dei malati di Alzheimer”, ci spiega Raffaele Atti, responsabile del settore socio-sanitario del sindacato dei pensionati Cgil. “Lo Spi chiede da tempo una legge quadro sulla non autosufficienza proprio per ricomporre attorno alle persone che stanno male un sistema che funzioni realmente. Dobbiamo rafforzare il sistema di tutele e di protezione e contrastare fortemente la riduzione dell’autonomia di chi è colpito da Alzheimer o da altre forme di demenza”. L’obiettivo non è solo quello di fornire cure adeguate a chi è malato, ma anche quello di far vivere il decorso della malattia in condizioni di relazioni sociali positive.

L’età in cui si manifestano i casi di Alzheimer si abbassa sempre di più. Per questo agire preventivamente diventa ancora più importante. Purché ciò avvenga entro un sistema coordinato che funziona, con risorse adeguate e un coordinamento vero tra tutti coloro che giorno dopo giorno lavorano per tutelare la salute delle persone. “Non bisogna dimenticare – conclude Atti – che bisogna superare le disparità che ci sono tra regione e regione. Non dappertutto si fa la diagnosi precoce. E non ovunque la presa in carico di chi è malato avviene nelle stesse modalità”.
E allora l’augurio è che la giornata mondiale serva a sollecitare risposte e soluzioni per aiutare i tanti cittadini che soffrono di demenza e offrire ai loro familiari aiuti concreti.